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Un rapido studio sulla figura di Roberto Fico ha portato alla luce due inopinati dati di fatto. Il primo riguarda la vilipesa facoltà di Scienze della comunicazione: dileggiata, sbeffeggiata, spernacchiata dagli analisti come dai bidelli delle elementari. Mentre ancora ci ronzano nelle orecchie le punture di Vespa del 2009  – “una sola preghiera a ragazze e ragazzi: non vi iscrivete a Scienze della comunicazione… non fate questo tragico errore che paghereste per il resto della vita” – appuriamo che dopo una tesi sull’identità sociale e linguistica della musica neomelodica napoletana… l’ex studente Fico è ora la terza carica dello Stato. Quindi questo corso di laurea va tosto riabilitato e vivamente consigliato ai liceali. Argomentazione magari non valida, la mia, ma psicologicamente persuasiva e certo con maggiori ambizioni di verità scientifica della comunicazione stessa.

 

Il secondo dato di fatto riguarda l’ascensore sociale, che in Italia veniva dato per guasto. Roberto non è certamente un golden boy dell’upper class, benché abbia conseguito un master lappone in Knowledge management. Sul piano della presentabilità istituzionale, poi, ne avevo già scritto: Fico sembra uscito da una giungla del Guatemala precoloniale, di cui presenta segni tangibili sulla pelle con un primitivo e propiziatorio manufatto legato al collo che ammicca inquietante sotto camicie da controllore di Trenitalia e zainetto da InterRail. A ciò si aggiunge una facondia abborracciata, una lucidità comunicativa alterna e la freschezza in viso di chi è appena uscito vincitore da un match di pugilato con un prosciutto. Ciò precisato, è ormai solare come anche chi non incarna il meglio fico del bigoncio… per natali, letture e fisico del ruolo… possa realisticamente aspirare alle più alte cariche della Repubblica.

 

 

 

Nel pezzo del 9 marzo scorso mi sbilanciavo: “C’è una classe dirigente, meglio… una conventicola, meglio… una cosca nazionale avida di avidità sovranazionali… che ha permesso tutto questo. Che tutto questo difende e promuove. Una cosca che dopo il 4 marzo barcolla tragicamente, che si attacca alle corde, che prova a legare. Adesso va messa al tappeto. Dopo le consultazioni Mattarella dovrà contarla e decretarne il k.o. tecnico alzando il braccio a un governo Centrodestra-5Stelle. I nodi da sciogliere saranno tanti. Il parlamento dovrà parlamentare. Il destino del Paese resterà incerto e le scie di condensazione aleggeranno su di noi. Ma avremo scongiurato, forse per sempre, le magnifiche sorti e progressive”. Ora mi auguro che le scosse di assestamento necessarie all’eventuale formazione di un governo e i conseguenti scappellamenti opportunistici non distraggano l’attenzione dal DEF, che quella tossica classe dirigente ci ha lasciato in eredità e che, come MES e Fiscal Compact, ci osserva magnificamente e progressivamente dall’alto come un uccellone saprofago.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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