Emergenza democratica
Da molti anni vediamo aleggiare l’espressione “emergenza democratica”. Se ne parlò e se ne scrisse tanto sulla Rai, su Micromega e Repubblica nei 1.287 giorni del Berlusconi IV, e ancora, un po’ ovunque, con l’arrivo di Grillo e dei 5Stelle, quindi con l’avanzare del nuovo “Lepenismo” e del “Salvinismo”. Ora, che viviamo un’emergenza democratica autentica, diviene evidente la dissimulata ambivalenza sintattica che ne ha sempre definito la natura. Scendere i gradini dell’ordinamento grammaticale fino ai più elementari momenti di analisi logica non è pedanteria; piuttosto necessario esercizio di disinganno. In questo acquisito sintagma, “democratica” non è, come abbiamo sempre ritenuto, un complemento di specificazione attributiva o più correttamente un complemento di svantaggio. Non equivale a “emergenza della democrazia”/”emergenza per la democrazia”. Siamo invece sempre stati di fronte a un predicato nominale: la democrazia (soggetto) è (copula) un’emergenza (parte nominale). E per quali entità la democrazia sarebbe ormai un’emergenza, un accidente, una difficoltà, un imprevisto, un problema? Precisamente per i democratici soi-disant. In Italia, in Europa, negli Stati Uniti. L’Unione Europea, dai Principii di Barcellona in avanti, si è sempre affermata come promotrice della democrazia, sia nella propria politica economica, esercitata a favore della prosperità degli Stati membri, sia in quella estera. Ebbene, credo sia venuto il momento di tirare le somme. A tal proposito, pur non essendo un grande tifoso dell’autocitazione, trovo che uno dei pochi vantaggi dell’informazione digitale sia che gli articoli di ieri non vanno ad avvolgere i branzini di domani. Così, basta un click per ritrovare ciò che veniva scritto; e che può essere giovevolmente aggiornato a mesi di distanza. Il 6 febbraio scorso in Ignominia Eurocratica mettevo di colore su bianco:
Siete voi, burocrati UE, un attacco premeditato ai nostri valori fondamentali! Voi… xenofobi delle idee. Livellatori delle specificità nazionali. Ignobili funzionari dallo sdegno premeditato; voi… che usate le utili tragedie per fare i gargarismi di propaganda e scaracchiate quelle che potrebbero otturarvi il gozzo. Voi… che condannate dal pulpito del vuoto democratico da voi edificato e che ora troneggia nell’abisso come ultima istituzione rimasta a unirci. Voi siete il campo di concentramento delle identità, l’olocausto della memoria collettiva, la negazione del gusto. Con quelle facce macilente, che trasudano povertà di letture, povertà di spirito; con quegli abiti dozzinali, volgari prodotti mass-market della vostra stessa politica. Voi avete annullato il libero dialogo fra singolarità culturali nel tetro monologo della moneta, del soldo, del danaro, che ha reso tutti più poveri. E ora spacciate per ideale comunitario l’avidità impiegatizia della vostra speculazione. Voi avete reciso le trame di senso che ci affratellavano come compatrioti, aperti ad altre patrie nella reciproca legittimazione. Siete voi l’ignobile prassi che vorrebbe mangiare viva l’umana differenza e sostituirla con l’inumano indifferenziato. Infami, laidi, vigliacchi, ma con l’ardire di pontificare su un’integrazione che comandate e non esercitate. Accoglienti nella nazione degli altri. Umanitari nella patria degli altri. Moralisti e schiavisti a distanza. Voi siete la violenza sterminatrice che disintegra le comunità con l’integrazione forzata, che depreda, imbastardisce la cittadinanza. Officianti di un sacerdozio pagano, ciarlatani di una stregoneria senza incanto, senza magia, larga di mezzi e miserrima di suggestioni. Negromanti che evocano gli spiritelli del razzismo, del fascismo, del populismo, dello spread, che difendono la “stabilità” agitando l’esalazione dei risparmi per far chiudere gli occhi dalla paura agli animi semplici e nascondere loro il dispotismo monetario e il permanente saccheggio di cui sono sinistri gerarchi. Dispotismo che rende vano anche il voto, quando non allineato al dogma mercantile. Parla di comunità, l’ignavo Mattarella: «Senza senso della comunità arriva la violenza». E cosi è. Perché voi ne avete strappato le viscere come un mostruoso selvaggio farebbe con quelle di una ragazzina appena assassinata. Voi nascondete i resti delle sovranità che avete fatto a pezzi in un trolley da Erasmus come un mostruoso selvaggio farebbe con le membra di una ragazzina appena macellata. Vittima vostra. E nostro dovere è condannare questa violenza e l’ignobile ideologia che ne è alla base.
Oggi non ho molto altro da aggiungere.