Ho letto il messaggio del papà di Silvia Romano a sua figlia, rapita in Africa e vittima di un destino incerto, ma certamente atroce. Mi sono venuti i brividi. Per due ordini di motivi. Il primo nel pensare alla sofferenza di questo genitore, inconcepibile, e di quella stessa luminosa ragazza, che deve aver visto l’inferno. Dall’altra per quello che può fare l’ideologia terzomondista applicata al volontariato, specie quella imbevuta delle più pure intenzioni. Obnubilare. Sinistrare il principio di realtà. Sulle pagine dei quotidiani o su quella Fb di Enrico Mentana, com’era prevedibile, ogni commento che riportasse alla prudenza della ragione, sul genere… “Figlia mia però, come puoi pensare di andare in luoghi del genere, sola, poco più che ragazzina? La tua meravigliosa generosità e il tuo coraggio non bastano contro ciò che ti può arrivare addosso!”… veniva macchinalmente ricoperto di insulti, tipo… “Aspettavamo il cretino; è arrivato”; “Ecco, colpevolizzate la vittima, merde!”; “Si perché se mi stuprano è colpa mia, vero?!”; “Accendere il cervello prima di mancare di rispetto a una ragazza straordinaria!”; “La vostra ignoranza mi fa schifo”; “Venite a sputare veleno solo perché non avete il coraggio di Silvia!”; “Un bel silenzio non fu mai scritto”; “Ricordatevi che il problema non sono le religioni, ma chi le professa in maniera errata!”; “Io giro sola, sono adulta e vaccinata. Non ho bisogno di un uomo per sentirmi protetta!”; “Cercasi volontarie vecchie e brutte”; “Certo che a camminare di notte con la minigonna… Se l’è cercata! Mamma come siete”; “Ma voi non vi evolverete mai?”.

Va bene, evolviamoci. Evolviamoci fino al livello di questi commenti. Fino alla condizione di chi porta al martirio le proprie credenze e la propria vita testimoniando una fede. Ma non per incorruttibili convinzioni teologiche o con feroci ambizioni ultramondane, come gli interlocutori; bensì con la gioia fanatica e integralista di chi pensa di ricevere abbracci da mondi esotici e selvaggi soltanto perché li offre.