Salve, Umbria verde
Salve, Umbria verde, e tu del puro fonte nume Clitumno! Sento in cuor l’antica patria e aleggiarmi su l’accesa fronte gli itali iddii. In questi terrificanti versi echeggianti odi barbare, vi era la terribile profezia del sovranismo nazional-populista che avrebbe investito il cuore dell’Europa. Ma come si spiega questo spavaldo maramaldeggiare leghista? E’ presto detto: votoscambismo. I grossolani terroni della regione italiana più lontana dalle tonificanti acque dell’alfabetizzazione e delle ONG che salvano vite hanno scelto la mancia elettorale. Pur di portare a casa il reddito di cittadinanza grillino e continuare a vivere di espedienti… hanno abbracciato l’odiato e odioso Salvini. Sabbie mobili di misero opportunismo in cui si è riversata una regione intera, come certifica il boom dell’affluenza. A nulla è servito quasi mezzo secolo di savia e civilissima amministrazione sinistra contro l’eloquenza sgangherata eppur dirompente di chi si presenta a livello locale come forza di governo nazionale fintamente redistributiva. Si spacciavano per irriducibili anti-sistema e ora si tengono stretta la cadrega del potere più logoro, elargendo come satrapi dissoluti pidocchiose regalie ai salivanti questuanti. Cavie elettorali che innanzi alle lusinghe populiste ricordano le borsiste di fronte alla maglietta della salute di Francesco Bellomo: pronte a tutto. Ma ora la sinistra deve sventrare questa impalcatura clientelare, appendere democraticamente il Capitano a testa in giù e inseguire la sudicia barba di Beppe Grillo per i tunnel della Rete come fosse quella di Al Baghdadi, costringendolo a farsi esplodere con tutta la progenie. E dove arruolare audaci truppe del consenso per la pugna? Entro le ZTL, ça va sans dire! Perché grazie a Gesù, Giuseppe, Maria, a Sala e Pisapia, c’è ancora un’Italia lontana dal vile mercimonio, che vede lungo dalle terrazze no border, un’Italia che dice no agli inciuci, no al fascismo, no al sessismo, no ai populismi e alle mance elettorali, no all’assistenzialismo, ma sì al terzomondismo. Un’Italia sempre top: competente, resiliente, tollerante, superseria, un’Italia supercoesa. Che passa da Che Guevara e arriva fino a Bellanova Teresa. Passando da Marattin attraverso Bindi e Michele Emiliano… arriva da un prete in periferia che va avanti sui sermoni di Roberto Saviano. La penso positiva, Italia viva, Italia viva!