L’istruzione sottomessa. Tutti i mali della scuola italiana in un blog.
Il protagonista di “Sottomissione” di Michel Houellebecq è François, uno studioso di letteratura, esperto di Huysmans, che decide di convertirsi all’islam perchè l’università islamica gli offre i soldi per poter vivere della sua vocazione culturale. Il romanzo è anche un libro sullo stato di salute dell’istruzione occidentale, divenuto d’attualità nella nostra nazione. Siamo nel mezzo di un processo di monetizzazione del sapere in cui l’Italia è coinvolta. Ogni studente è cosciente che l’unico scopo dello studio è la sua fruibilità economica. Come François siamo costretti a venderci ad un offerente. Quando almeno ce n’è uno. La cultura è una conoscenza tecnica sul mercato dei beni e il sistema scolastico è stato destituito del ruolo di regista dell’identità. Non c’è spazio per le inclinazioni personali, bisogna essere bravi in tutto perciò buoni a nulla.
In questo vuoto pneumatico si sta inserendo un progetto di colonizzazione.
È il caso della Qatar Charity Foundation che in Italia sta investendo nel no profit, nell’istruzione, nell’assistenza sociale e nella formazione religiosa. Un disegno certosino che travalica il diritto di poter pregare, virando verso una vera e propria irrigazione continua di cultura musulmana. Sono sommatorie di milioni di euro difficilmente calcolabili. Solo nel Maggio 2016 Saronno, Brescia, Mirandola, Piacenza e Vicenza hanno visto inaugurare ex novo, ristrutturare o avviare al rifacimento, i loro centri culturali islamici. Monteroni, in provincia di Lecce, sarà la sede della prima università islamica d’Italia, mentre ad Omegna sorgerà il dipartimento di Scienze Economico-Finanziarie per un master internazionale di diritto e finanza. Il promotore non c’entra col Qatar, si chiama Giampiero Kaled Caladini ed è un italiano convertito.
Michel Houellebecq può superare il confine e visitare un ex stabilimento della Bialetti lottizzato per un’università musulmana. Il protagonista potenziale del suo prossimo lavoro è un Mario Rossi qualunque, quarantacinque anni, ricercatore senza più passione né soldi, che per campare abbandona gli studi classici e va ad insegnare l’italiano ai figli dei ricchi emirati in una scuola coranica. È l’immagine del fallimento del nostro sistema, scolastico e non. Descrivere le circostanze e le vicende attorno al Professor Rossi è la missione di questo blog. Rivelare il vuoto istituzionale, culturale ed esistenziale che ha permeato il sistema dell’istruzione superiore : storie di “mala università”, di mediocrazia, di nozionismo, di classifiche e statistiche drammatiche che sempre più spesso ci vedono quale fanalino di coda, di baronati, di carriere fulminee, di corruzione e di lobby di ogni colore. La colonna sonora sarà: l’italiano su tre che lascia gli studi prima di conseguire il diploma. La scenografia: il sessantottino laureatosi perché sapeva suonare la tromba: la fantasia al potere sì ma anche in cattedra, più o meno con gli stessi risultati. I titoli di coda: tutti i tentativi di riforma del dopo Gentile, l’unico che abbia cambiato le basi dell’impianto educativo in Italia.
La provocazione di Pier Paolo Pasolini di sospendere la scuola piccolo borghese è tornata con prepotente attualità, tanto quanto quella di Giovanni Papini che scriveva di chiudere “le fabbriche privilegiate dei cretini di Stato.” Dentro questi ed altri filoni culturali persistono ancora domande da porsi alla luce di una situazione di fatto: un monopolio statale suppurato che dovrebbe essere lo scudo dell’etica occidentale, perdutosi assieme al Professor Rossi, alle sue vocazioni ed a quella bugia di stabilità raccontatagli in gioventù.
Francesco Boezi