Si chiama “Nek Nomination” ed è l’ultima folle moda tra gli adolescenti.

Si tratta di una gara a chi beve di più e più velocemente possibile, davanti a una telecamera. Il video – tutt’altro che edificante – viene poi postato sui social network. E da lì scatta la “nomination”: ovvero la chiamata verso altri tre ragazzi/e  che entro 24 ore sono invitati ad accettare la sfida. Se non lo faranno saranno costretti a pagare da bere e ad essere derisi  in rete.

La sfida non solo è assurda ma pericolosissima.

E’ partita dall’Australia, ha contagiato gli Stati Uniti, l’Inghilterra ha dilagato in mezza Europa ed è approdata anche in Italia.  All’estero ha già  fatto le prime vittime, almeno cinque, tutti ragazzi sotto i 30 anni. In Italia c’è chi c’è andato molto  vicino: ad Agrigento un adolescente lotta tra la vita e la morte per avere voluto provare. E’ entrato in coma etilico per intossicazione acuta da assunzione eccessiva di alcol. A Milano la “nomination” a colpi di alcol si è diffusa tra i ragazzi del liceo.

Il nome deriva da “neck” collo, in questo caso di una bottiglia, specie quella di birra ma anche di superalcolici che vengono spesso mescolati in un micidiale cocktail.

Su facebook sono tantissimi video postati dai ragazzi e  le pagine dedicate, con migliaia di “mi piace”.  E altrettante (finalmente)  anche quelle che chiedono di fermare questa delirante pericolosissima catena fatte di sbronze virali.

“La partenza è il cosiddetto binge drinking una problematica sociale emergente che viene definita come il bere ripetutamente in modo compulsivo fino a ubriacarsi”, spiega Luca Bernardo direttore della Pediatria dell’ospedale  Fatebenefratelli e, nello specifico, anche responsabile del Centro disagio adolescenti. In pratica si tratta di bere un minimo di 5-7 bicchieri, uno dietro l’altro “che il ragazzo o la ragazza ingerisce volontariamente in misura sempre maggiore”. Si comincia con la birra, poi si  passa agli alcolici per poi arrivare anche ai superalcolici. Il “binge drinking” a differenza del nuovo “Neknomination” non viaggia on line: i ragazzi si incontrano in bar o pub e parte il “gioco”. “Noi – spiega il professore – lo avevamo denunciato già nel 2008. Si è perso un po’ troppo tempo  Ora c’è stato il passaggio sul palcoscenico mediatico. I ragazzi vivono nel mondo virtuale e di conseguenza hanno trasferito anche qui la sfida”.

La noia non c’entra: il “nominato” è visto come un eroe

“A differenza di altri fenomeni che interessano i ragazzi in questa fascia di età come ad esempio il bullismo,  la neknomination non scatta per noia. Ma per sfida”, racconta Bernardo. Una “sfida” che trova terreno fertile nell’inquietudine di questa età, in quella che Bernardo definisce “l’arrabbiatura di partenza degli adolescenti che si tramuta in ricerca del pericolo e li porta a sfidare prima di tutto il proprio corpo e i propri limiti”.  Per i ragazzi, chi beve davanti alla telecamera viene visto paradossalmente quasi come un “eroe” e per questo vogliono emularlo. “Tant’è vero – riferisce Bernardo – che è un fenomeno trasversale. Tocca tutti, lo sfigato e lo sportivo, il bravo ragazzo e il secchione. Per loro diventa quasi un modo per farsi conoscere”.

E non è vero che i ragazzi non sanno gli effetti che può provocare l’alcool: anzi. “E’ proprio quello che vogliono raggiungere”, fa notare.

I dati sono allarmanti. L’Italia ha il primato del più precoce contatto con l’alcol

Pare incredibile. Eppure, come spiega Bernardo, i ragazzi in Italia cominciano a bere   molto prima rispetto agli altri adolescenti in Europa. Il primo bicchiere alcolico è tra gli 11 anni e 8 mesi e i 12 anni e mezzo, contro una media europea attestata sui 14 anni e 6 mesi. 

– La quota dei dipendenti dall’alcol in carico ai vari servizi sotto i 30 anni è del 15%.

– In Italia sono 8 milioni e mezzo le persone a rischio abuso di alcol e tra questi 750mila sono adolescenti .

– L’alcol è all’origine della mortalità giovanile: riguarda il 25% dei maschi under 18 anni che perdono la vita e il 10% delle femmine. 

La mortalità per incidenti stradali correlata al consumo di alcol è tra il 30 e il 50 per cento.

Cosa possono fare i genitori?  

Come sottolinea il responsabile del centro disagio adolescenti il messaggio per frenare questo assurdo “gioco” mortale può arrivare soprattutto dai pari “perché genitori e insegnanti a questa età difficilmente vengono ascoltati”.  Quello che un genitore può fare è sicuramente prevenire. Parlare, spiegare, comunicare, meglio se prima di arrivare in quella delicata fase della vita dove i ragazzi ascoltano meno volentieri. Don Aldo Gerenzani, rettore del Collegio San Carlo a Milano, pur non avendo registrato casi che riguardano i “suoi” ragazzi. in una lettera indirizzata a professori e genitori  affronta il problema e dà qualche suggerimento.

1- “Non sottovaluterei – scrive –  l’ efficacia della messa in ridicolo di questi atteggiamenti che, oltre che criminali, sono un concentrato di stupidità e denunciano un “vuoto pneumatico” del cervello e del cuore. Spesso il ridicolo è più efficace di ogni pur importante argomento razionale e, soprattutto, di ogni “predica”.

2- Suggerisce di  di fare capire che la rete mantiene memoria di tutto quello che viene pubblicato: domani quando saranno papà, mamme  o professionisti affermati si potranno giocare un posto, un lavoro, un futuro se qualcuno andrà a ripescare le loro “prodezze”.

3– Esorta genitori e insegnanti a spiegare “i rischi a cui si va incontro e ricordare ai ragazzi che se non maturano adesso il loro senso di responsabilità e di libertà personale vera, non si preparano al futuro e alla vita del domani”

4 – “La cura dei loro sentimenti e della loro  salute riguarda anche la vita  dei loro figli futuri  ( che non si meriteranno di avere dei genitori frivoli: argomento che, di solito, li colpisce e li sorprende…).  E  riguarda anche la Società futura che essi dovranno costruire come cittadini consapevoli e  di carattere forte (non facile preda delle fredde correnti modaiole e frivole”.

 

L’Osservatorio nazionale alcool ha realizzato un opuscolo (cliccando qui il link)  con i dieci consigli per i genitori per aiutare i figli “a scegliere consapevolmente quando e come consumare le bevande alcoliche”. Una fra tutte:  prima dei 15 anni l’apparato digerente non è ancora in grado di “smontare” l’alcool perché il sistema enzimatico – che ha questa funzione – non è ancora completamente formato.

 

 I buoni esempi: ecco chi ha interrotto la catena

E allora magari anche mostrare che c’è chi ha detto “no” alle tentazioni del branco. Che  ha trovato il coraggio di interrompere la catena: come Carlo Alberto Spilotri studente di giurisprudenza di Torino che sta spopolando (per fortuna) sul web per avere accettato a modo suo la sfida che gli era stata lanciata. Si è piazzato davanti alla telecamera, ha ringraziato di essere stato “nominato”, ha chiarito che questa storia di imbottirsi di alcol era per lui una grande scemenza e si è bevuto un bel bicchiere di aranciata (qui il video). Alla salute.

Anche il trio Medusa di radio Deejay ha tentato la strada “leggera”.  Giorgio, Gabriele e Furio hanno deciso di rilanciare con la musica al posto dell’alcol approfittando dell’omonimia con Nek, il famoso cantante. La catena è così ripartita: in prima persona si sono buttati in un’imperdibile versione di “In Te” e sfidato i colleghi delle radio italiane a fare altrettanto (qui il video)

Qualcun altro ha creato le “nomination” delle buone azioni come segnala il sito skuola.net: si chiama raknomination ed è un meccanismo attraverso il quale i giovani si nominano sì, ma per compiere buone azioni (qui il video).  Ma è partita anche la booknomination con i libri al posto della birra.

 

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