Seconde case, sì ma anche no…
Breve favola inutile di una ridicola Italia
C’era una volta una milanese onesta. Sempre attenta a non sgarrare, incastrava i dpcm e i colori con le circolari della scuola e i «Disperati a distanza» dei figli, la spesa con le uscite, le entrate degli amici col numero dei parenti … vabbè insomma tutte quelle cose alle quali ormai ci siamo abituati in questa vita tristemente parallela.
L’onesta milanese scopre con l’ultimo decreto che è nelle sue facoltà poter uscire dalla regione. Quasi un miracolo se non fosse che Natale è già passato…
Lì per lì c’è chi dice sì c’è chi dice no. Leggi un giornale leggine un altro rileggi il decreto e ascolta il ministro, poi telefoni all’amica che sa tutto poi a quella che non sa niente così ma giusto per distrarti un attimo. Insomma alla fine pare chiaro. Le Faq che in italiano sono le «domande frequenti» ma letto così sembra tanto il grandissimo fuck che ormai lievita ogni giorno dentro di noi (e non solo milanesi), sono chiarissime: «seconde case? sì anche dalle zone rosse. Due soli i vincoli: che siano di proprietà o in affitto lungo e che si muova solo il nucleo familiare».
Ci siamo. Incredibile, ma stavolta ci stiamo dentro. Ragazzi, partiamo. «Ma sei sicura? Si può davvero fare?», sgrana gli occhi la prole segregata da un anno in un mondo virtuale che ormai ha esasperato anche la loro estrema fantasia. La milanese onesta purtroppo infatti ha generato tre figli ancora più rispettosi delle regole. E su questo la milanese onesta comunque comincia a farsi delle domande, se tra i tanti errori di educazione ci sia da annoverare anche questo…
Ma a 24 ore di distanza sono tutti concordi. Via libera per le seconde case.
Partire per qualcuno è un po’ come morire. Per una famiglia con tre adolescenti è un po’ come traslocare. Che sia per un giorno o sette ci sono tipo 4 zaini di libri che pesano come macigni oltre alla valigia «normale», piena di tutti quei non-si-sa-mai mai indossati, più annessi e connessi vari cioè computer, iPad e quant’altro serve per trasformare la seconda casa in una scuola-ufficio. Perché poi quello sarà. Chiusi qui. Chiusi là. Comunque via. Autostrada.
Sorrisi canzoni risate. Robe da viaggio che chi si ricorda più. L’obiettivo è solo prendere respiro. La meta è il mare. In Versilia, una delle sotto-frazioni di Marina di Pietrasanta che d’inverno offre il suo fantastico nulla se non il mare grigio e le montagne alle spalle che bastano per essere tutto. La milanese onesta sistema, scarica, accende, apre, impartisce compiti che nessuno esegue e poi si mette tranquilla e dà un’occhiata alle notizie. Peccato. La milanese onesta non ha ancora imparato a disconnettersi neppure quando è in ferie.
La tranquillità dura infatti lo spazio di due clic. C’è il messaggio dell’amica simpatica («ma sei sicura che puoi stare in Toscana?»). Eppoi c’è il Giani bifronte che come il dio romano che con i due volti poteva guardare il passato e il futuro, vede l’estate e l’inverno della sua regione con due occhi diversi. «In Toscana solo con il medico di famiglia» (ri)tuona adesso. Ci sarebbe da capire quanti milanesi d’inverno o anche d’estate si sono mai appoggiati qui alla sanità pubblica ma questo è un altro discorso…
Tanto basta perché il fruttivendolo che ti (ri)conosce perché ogni benedetta estate bicicletti in quelle vie, ti guardi un po’ così e ti dica «stai attenta perchè qui non si può stare. L’ha detto il Giani...». L’onesta milanese vorrebbe dire e lo dice che non è vero. Ma intanto il fruttivendolo e il bifronte hanno instillato quel no so che nello stato d’animo che ha ingrigito un po’ tutto. Il risveglio poi è con il sottosegretario Tal di Tale che attraverso la radio e, sottolineo, radio, instilla nuovi codicilli… «seconda casa no se è intestata a un parente».
E questa? Effettivamente qui casca la milanese onesta. Perché purtroppo la firma su questa casa «l’è del babbo», parente, molto parente, ma sempre parente è. La milanese onesta sarebbe potuta rimanere perché ancora sull’argomento navigano in alto mare. Di fatto la milanese onesta si è rimessa in macchina per tornare nella rossa Milano, perché qui si sentiva «ventosa» alla maniera di Orazio, cioè male di qui come di là. Con quell’assurda sensazione che ci hanno inculcato di sentirsi quasi dei delinquenti in casa propria. Se non fosse termometro di un’Italia che fa piangere per tanti sacrosanti motivi, sarebbe davvero tutto da ridere.
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Ps A Madonna di Campiglio dicono che chi si trasferisce nella seconda casa non può uscire se non per fare la spesa… tutta l’Italia è paese. Ognuno a modo suo.
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Aggiornamento…
Ovviamente il Giani poi ha firmato compiaciuto la sua ordinanza. Di fatto quindi nel nostro paese succede che è vietato uscire dalla regione ma non per chi ha la seconda casa. Che si possa andare a fare una passeggiata sulla spiaggia deserta in Liguria ma non in quella altrettanto deserta della Toscana. Che a Bolzano (zona rossa) i ristoranti siano aperti e le scuole siano in presenza e che in una regione arancione tu possa andare a scuola e in un’altra sempre arancione invece no. Che sia al Tar poi a rivedere ed eventualmente fare le correzioni.
Domanda: è mai possibile che, in una situazione di emergenza come continuiamo ad essere, lo Stato decida una cosa e le Regioni poi attuino provvedimenti che di fatto disattendono quella stessa decisione? Pure Agostino Miozzo, coordinatore del comitato tecnico scientifico, l’altro giorno sul Corriere parlando di scuola avanzava dei dubbi (qui il link).