Accompagnati in tutto. A scuola, a fare sport, persino nelle uscite serali con gli amici. Di contro, abbandonati a loro stessi a navigare in totale solitudine  in tutti gli ambienti digitali, dai siti ai social.

È la vita dissociata dei ragazzini secondo quanto emerge dal sondaggio realizzato da Eumetra, su iniziativa del Polo Ricerche di Save the Children e del Sole 24 Ore, sugli stili di vita dei teenager tra 11 e 15 anni. Chi immaginava genitori di preadolescenti e adolescenti alle prese con ragazzi arrabbiati, in preda alle ansie e alla solitudine – come, invece, è stato spesso raccontato dei ventenni – rimarrà sorpreso da alcune delle evidenze emerse dal sondaggio.

I dati.

Tra gli 11 e i 15 anni un ragazzo su tre (2 su 5 per i maschi) non svolge i compiti scolastici in autonomia.

Meno del 40% va a fare attività sportiva da solo.

E stringendo il focus sulle scuole medie (tra 11 e 13 anni)  solo il 33% dei ragazzi usa i mezzi pubblici e meno della metà (il 49,5%) va a scuola da solo, senza che un adulto lo accompagni.

Però. Il quadro di (scarsa) autonomia dei pre-adolescenti e adolescenti italiani cambia, anzi si capovolge  nelle attività digitali: il 78,4% utilizza tablet o pc da soli, senza bisogno di essere accompagnati o supportati; l’80,5% lo smartphone.

L’indagine, che ha coinvolto una platea di famiglie con figli tra gli 11 e i 15 anni (campione di 500 genitori rispondenti), puntava a mettere in luce abitudini, interessi e preoccupazioni di una fascia d’età poco indagata dalle statistiche ufficiali, i teenager, attraverso lo sguardo dei loro genitori.

La ricerca rappresenta così un primo passo concreto verso una comprensione più profonda – attraverso la voce dei genitori – della Generazione Alpha e della parte più giovane della Gen Z, ancora troppo spesso escluse dal dibattito pubblico e dalle rilevazioni statistiche.

“Per gli adolescenti – afferma Raffaela Milano, responsabile dell’area ricerca di Save the Children Italia – l’autonomia rappresenta un aspetto cruciale dello sviluppo dell’identità, serve ad accrescere l’autostima, la capacità di relazionarsi con gli altri e di gestire le proprie emozioni”.

Racconta di ragazzi a cui piace soprattutto uscire con gli amici (62,2%) ma anche giocare con i videogiochi (55,2%), guardare i contenuti degli influencer (52,1%), ascoltare musica (52,1%) e fare sport (50%).  Il 70 pe cento incontra gli amici in autonomia, ma uno su 5 invece anche in questo viene accompagnato da mamma e papà a fronte di un 7 per cento che non vede gli amici. Poco più della metà fa acquisti senza essere guidato dai genitori. Che si preoccupano, tanto tantissimo degli episodi di violenza nella società (lo dice il 43,2%), della sicurezza per strada o sui mezzi pubblici (43%) e dell’uso eccessivo degli smartphone (35,9%), rispettivamente ai primi tre posti delle angosce genitoriali, ma ben distanti  da quelle dei figli. Che al primo posto (secondo i genitori) hanno l’ansia della prestazione scolastica (36,9%, la gestione del tempo tra scuola, sport e hobby (31,5%) e la qualità delle relazioni di amicizia (29,9%).

Solo un genitore su tre però monitora le applicazioni utilizzate dai figli, o le chat (il 30%), meno ancora verificano i contenuti visualizzati o condivisi (21,6%) e la cronologia di navigazione (20,3%). Quasi uno su quattro pensa che impostando limiti di tempo sui dispositivi o sui social basti a tutelarli.

Ma più di uno su cinque (21,3 per cento) non effettua alcuna supervisione sulla loro attività digitale. Zero.  E quando si parla di regole “condivise che tuo figlio deve rispettare” in testa ci sono i risultati scolastici e l’impegno nello studio (60,2%), seguito dal comunicare spostamenti e  orari (49,5%) e il linguaggio utilizzato (49%) , con fanalino di coda il “rispetto della privacy degli altri” importante solo per il 15,2 per cento di genitori.

Un altro dato da sottolineare e sui cui riflettere è quello che analizza gli argomenti di cui si parla in famiglia. La scuola è sempre lì, in testa a occupare tempo, spazio e menti  (il 67,9%) relegando ad esempio educazione sentimentale e sessuale a un misure 18,2 per cento delle famiglie che riescono ad affrontare questi temi così importanti, così come “le relazioni amorose” (solo il 19,5%).

 

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