I tralicci allarmano il quartiere Adriano
Tralicci e salute. L’impatto sull’uomo dei ripetitori e di altri dispositivi tecnologici è al centro di dispute scientifiche e politiche. E’ vero, però, che la presenza di impianti spesso genera nelle popolazioni residenti autentico allarme. E’ quel che accade nel quartiere Adriano (periferia nord di Milano al confine con Sesto san Giovanni) una zona al centro di molti problemi di natura urbanistica nel recente passato.
I tralicci in questione sono fra via Mulas e via Sottocorno e il caso è al centro di un’interrogazione presentata da una consigliera di zona, Silvia Sardone, che riferisce di un diffuso allarme sull’incidenza di alcune malattie e disturbi, anche infantili, tanto da farle parlare di “emergenza”.
“Ho fatto numerosi interventi sull’argomento e recentemente ho presentato in consiglio di zona un’interrogazione – fa sapere Sardone – per sollecitare il Comune ad approvare uno studio di fattibilità per l’interramento degli elettrodotti in oggetto. Il costo dello studio, condizione necessaria per l’operazione, è irrisorio: si parla di soli 15mila euro da dividere tra i comuni di Milano e Sesto San Giovanni. Mentre a Sesto si è già stanziata la somma di competenza, la giunta di Pisapia non risponde sulla sua quota – continua Sardone – rallentando, di fatto, un’iniziativa da tempo richiesta dagli abitanti della zona e che avrebbe un impatto sicuramente positivo in termini di salute per i cittadini”. “E’ incredibile – commenta la consigliera di zona del Pdl – che Pisapia e la sua giunta non vogliano interessarsi a un’emergenza sotto gli occhi di tutti. Sprecano soldi per iniziative secondarie e manifestazioni di ‘amici’ e se ne infischiano della salute dei cittadini. Possibile che in un’area ad alta densità di casi di tumore e leucemia infantile non si vogliano mettere a disposizione 7.500 euro per studiare il modo di interrare dei tralicci? Non capisco quali siano le priorità della sinistra. Evidentemente – conclude Sardone – un intervento per salvaguardare i milanesi e i loro bambini dai tumori non lo è”.