A Quarto Oggiaro, quartiere “maledetto”, pistolettate e morti per strada. L’opposizione va all’attacco della giunta, il sindaco Giuliano Pisapia replica che si tratta di strumentalizzazioni e il suo assessore Pierfrancesco Majorino promette Ecco come, sul “Giornale” di ieri, ho commentato la vicenda e le polemiche:

Da Quarto Oggiaro hanno mandato via soldati e poliziotti e al loro posto ci mandano l’assessore Majorino. Certo, sarebbe troppo facile, ora, bollare così l’emergenza del quartiere. Perché è vero che la scia di morti non può essere addebitata alle scelte di Palazzo Marino: un Comune ha poteri limitati in questo campo, in genere non può fare molto per reprimere le attività illegali. Non ha il compito di controllare il territorio e fermare i criminali. È vero poi che il problema Quarto Oggiaro è antico di quattro decenni e ha a che fare con la nascita e lo sviluppo di certi insediamenti urbanistici; dunque la politica non può che affrontarlo guardando al medio e lungo periodo. È vero, infine, che certi episodi sono anche il prodotto di un clima sociale e culturale, e presuppongono risposte sul piano sociale e culturale. Tutto giusto. E va bene tutto. Anche il presidio permanente di Pierfrancesco Majorino, l’assessore comunale delegato al Sociale, che ha annunciato: «Io stesso verrò fisicamente più spesso». Non guasta, diciamo. Però non basta.
Bisogna ricordare che il questore, Luigi Savina, ha apertamente escluso che quella in corso a Quarto Oggiaro sia una faida mafiosa. Ha chiarito bene che i Tatone – vittime degli agguati – avevano perso da tempo peso criminale, tanto da vivere in condizioni poco consone al rango di boss. Non stiamo parlando di una tragica guerra fra padrini ma di una squallida vendetta legata probabilmente a dispute per piccoli traffici criminali. Disagio, degrado e violenza. Il contesto è questo. E la risposta avrebbe dovuto essere un mix di interventi sociali culturali e anche repressivi. Interrogandoci dunque sui compiti della politica, una volta preso atto che il Comune non può far molto, si può aggiungere che una cosa può farla senz’altro e cioè sbagliare. Leggere il problema sicurezza con le lenti dell’ideologia è senz’altro uno sbaglio. La giunta ha mandato via le pattuglie miste per un riflesso di natura ideologica: l’insofferenza alle divise. E il sindaco non può oggi lamentarsi della natura «strumentale» di certe critiche. È stato lui a prestare il fianco, dando anche un formidabile argomento ai suoi oppositori. È successo a Niguarda dopo Kabobo e ora a Quarto Oggiaro: il giorno dopo c’è sempre chi (si) chiede: come sarebbe andata se ci fossero stati soldati e poliziotti?

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