Espulsioni a 5 Stelle a Milano
Due espulsioni a 5 stelle. Dopo il terremoto nei gruppi parlamentari, l’onda lunga delle divisioni interne arriva fino a Milano, coinvolgendo due consiglieri di zona 5. Lo abbiamo raccontato ieri sul “Giornale“:
Massimiliano Toscano attende una risposta ufficiale ma il «meetup» su di lui ha votato così, su internet: 19 contrari alla riconferma e 4 favorevoli. Il meetup è una piattaforma on line in cui si incontrano gli attivisti del Movimento 5 stelle. Lì, ogni sei mesi, devono riconfermare la fiducia ai loro eletti. A Toscano (e al collega Giuseppe D’Apote) è andata male. Con motivazioni del genere: «Bravo ma solitario, per me è no». Oppure: «Sebbene in passato abbia lavorato anche sodo per il movimento negli ultimi mesi si è rifiutato di incontrare gli attivisti». O ancora: «Negli ultimi 6 mesi non ha mai voluto incontrare gli attivisti, parla sempre al singolare e si preoccupa più della sua immagine pubblica che della relazione con gli attivisti». O infine anche solo: «No». Insomma, Toscano alle elezioni comunale del 2011 ha ottenuto 112 preferenze. Ma l’assemblea virtuale dei suoi «compagni» lo ha appena bocciato con 15 voti negativi e 4 positivi. Lui, come detto, aspetta che gli venga comunicato ufficialmente l’esito, anche perché ha chiesto di computare anche le mail di sostegno, arrivate da persone che non sono iscritte al meetup o non sanno usarlo. La risposta però sarà negativa: il mini tribunale degli attivisti grillini ha mostrato pollice verso, e il «portavoce» Toscano dovrà «trarre le conseguenze». Tradotto dal buon vecchio politichese: dimettersi. Comunque non potrà più usare nome e simboli del movimento. Lui, intanto, non si scompone, sembra poco interessato alla questione della legittimazione elettorale, e pur confidando sulle espressioni di fiducia ottenute vie mail, china la testa ribadendo che «la volontà degli attivisti va rispettata».
Ancor più singolare la vicenda di D’Apote, e ancor meno rappresentativo il numero di attivisti che si è espresso su di lui: solo 14 voti (11 no e 3 sì). Anche D’Apote è stato cacciato nonostante le solite – un po’ pelose – manifestazioni di simpatia personale dei militanti. Ma cosa imputano a D’Apote i grillini (tra cui anche i non eletti, che potrebbero in teoria subentrargli in caso di dimissioni)? Soprattutto il voto favorevole, circa un mese fa, a una mozione presentata dalle file del centrosinistra per manifestare solidarietà al presidente Giorgio Napolitano, fatto oggetto pochi giorni prima di un attacco delirante da parte di un deputato a 5 Stelle, Giorgio Sorial. Le parole avventatissime di Sorial erano state criticate da molti anche dentro il Movimento, compreso qualche prediletto di Beppe Grillo. Ma a Toscano il «sì» alla mozione è costato la «testa». Tanto che un collega di Forza Italia, Simone Enea Riccò, gli ha scritto un messaggio di solidarietà, per difendere la sua autonomia di eletto e di rappresentante degli elettori: «Il M5S – spiega Riccò – utilizza la classica metodologia di epurazione che sta portando avanti da mesi, elimina gli eletti se una parte del movimento non è d’accordo. Assurdo andare a minare la libertà di scelta di un consigliere eletto dai cittadini, per volontà di un’infinitesima parte di votanti».