Uno strano silenzio sul caso moschea, e il sindaco, Giuliano Pisapia, lo ha interrotto solo per parlarne alla trasmissione di Gad Lerner. Di questo abbiamo parlato oggi sul “Giornale“:

È una delle decisioni più importanti per Milano, ma nessuno ufficialmente ne parla. C’è uno strano silenzio sul caso moschea, interrotto solo da irrituali uscite del sindaco. Certo, ne parla la stampa, se ne è diffusamente occupato «Il Giornale», che nei giorni scorsi ha individuato il luogo in cui potrebbe sorgere il grande luogo di culto dell’Islam se andasse in porto il piano della Giordania. Ne parlano, e molto, i centri islamici, che da anni chiedono un riconoscimento anche simbolico della loro presenza a Milano (dove si contano circa 100mila fedeli). Ne parlano i cittadini, incuriositi e informati sulle varie proposte – alcuni anche legittimante preoccupati di capire cosa succederà al quartiere in cui vivono o lavorano. Ne parlano infine i consiglieri di Zona, che tuttavia vengono lasciati dal Comune all’oscuro di tutto, con «tanti saluti» agli enfatici annunci sul decentramento, le nuove municipalità e la partecipazione.

Il Ramadan all'Arena

Interessante notare, per esempio, che i due progetti intorno ai quali gravita tutta la discussione sono entrambi in zona 8, a poche centinaia di metri l’uno dall’altro. Quello giordano punta su viale Certosa, quello del Coordinamento delle associazioni islamiche su Lampugnano. «In Consiglio di Zona 8 – dice il capogruppo leghista Enrico Salerani – non si è mai discusso di nulla e, visto che sino all’8 maggio (dopo ben 22 giorni dall’ultima riunione) non ci sarà Consiglio, credo che chi governa la Zona non abbia intenzione di esprimersi ma di allinearsi supinamente a qualsiasi decisione arrivi dai piani superiori». «Spero venga richiesto alla Zona il canonico (non vincolante) parere di impatto socio ambientale, anche se ormai pare tutto deciso. Sarà divertente vedere come qualcuno dovrà arrampicarsi sugli specchi e avallare una scelta del genere». Anche il presidente della Zona, Simone Zambelli (Sel) ha ammesso di non potersi esprimere in mancanza di documenti o richieste ufficiali del Comune.

E in Comune non si ricorda una discussione vera e propria, se si esclude qualche evasiva audizione assessorile in commissione. Tagliato fuori il Consiglio comunale, tagliata fuori la Zona, quel che si è saputo su una decisione così qualificante è emerso da alcune dichiarazioni che il sindaco, bontà sua, ha rilasciato nel corso di un’intervista rilasciata a Gad Lerner e trasmessa su «Laeffe», canale del digitale terrestre. Le anticipazioni e poi i resoconti delle sue parole sono state ampiamente riportate ma pur tenendo conto delle esigenze di riservatezza che attengono a ogni affare – specie se di natura anche «immobiliare» – è innegabile che sia un percorso istituzionale piuttosto anomalo quello che privilegia le conversazioni con autorevoli giornalisti e noti sostenitori del sindaco piuttosto che una discussione aperta con la città. Ora è difficile sapere se e quando potrà essere celebrato un referendum, ma in questo silenzio generale acquista forza la richiesta di parte delle opposizioni, Lega e Fratelli d’Italia, che a gran voce lo invocano, dichiarandosi pronte a prendere atto di un eventuale esito favorevole alla moschea.

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