Lo hanno cacciato dal movimento con una votazione on line un po’ surreale, cui hanno partecipato 23 attivisti (e lui aveva preso 112 preferenze). Il motivo? Era troppo “indipendente”. E Massimiliano Toscano, ora sbatte la porta. Passa al gruppo misto e svela: “I 5 Stelle eletti in Comune e Regione non combinano niente”.

Botte da «grillini» a Milano. Polemiche e defezioni nel Movimento 5 Stelle. Ma, quel che è peggio, le accuse che arrivano dall’interno, da un «portavoce» (cioè da un eletto del non-partito guidato con pugno di ferro da Beppe Grillo). «L’attività dei 5 Stelle in Comune e Regione mi ha molto deluso – attacca Massimiliano Toscano – consigliere di zona 5 – Il nostro consigliere comunale, Mattia Calise, non si è occupato come avrebbe dovuto dei problemi del territorio, dell’ambiente e dei cittadini». I 5 Stelle alle Comunali hanno ottenuto 21mila voti, il 3,2%, con un seggio a Palazzo Marino e 11 nelle Zone. Alle Regionali i voti sono diventati 71mila, il 10%. Un consenso che secondo Toscano è andato deluso. «Calise – dice nel 2011 – parlava di un’attività condivisa che poi non si è vista. La sua linea l’ha condivisa con 4-5 persone. E da 2 anni io glielo dico». «Che cosa ha fatto? Quali problemi ha sollevato? Quali ha risolto? I cittadini sono contenti?». «Io – aggiunge – spesso ho segnalato agli eletti i problemi della nostra zona. E se si esclude l’interessamento di un paio di loro sul caso della discarica di Selvanesco per il resto non ho trovato supporto, non ho visto concretezza ma grande distanza fra gli eletti e i cittadini. Mattia non ha tempo perché è solo? Forse questa è l’unica scusa accettabile. E vedo fanatismo».

Massimiliano Toscano, consigliere di zona 5

Toscano rivendica ancora le motivazioni che l’hanno indotto a candidarsi alle comunali del 2011, primo degli eletti nel quartiere con 112 preferenze, ma ha deciso che non voterà più per il Movimento e ora è passato al gruppo misto. La storia del suo divorzio in realtà inizia a marzo, e riproduce grande simili scoppiate anche altrove. Nelle consultazioni interne per la riconferma degli eletti, nel «meet-up» del movimento (una piattaforma on line adottata per la prima volta) 23 attivisti si sono pronunciati su di lui: 19 contrari alla riconferma e 4 favorevoli. Espulso. In quella sede gli è stato rimproverato il difetto che lui attribuisce a Calise: «Non ha mai voluto incontrare gli attivisti – ha detto qualcuno – parla sempre al singolare e si preoccupa più della sua immagine che della relazione con gli attivisti», ha detto qualcuno. «Io ho fatto il possibile – ribatte – in Zona si possono sollevare e segnalare i problemi e io ho cercato di farlo, con Selvanesco, Gratosoglio, Chiaravalle, centro Carraro». Calise, in un intervento nel blog di Grillo, gli rimprovera di non essersi dimesso lasciando il posto ad altri, «adottando nei fatti lo stile di attaccamento alla poltrona proprio della partitocrazia». «Accusa ridicola», risponde, mentre riflette sull’efficacia dei meccanismi di selezione interna al movimento, anche alla luce delle candidature per le Europee. «Pizzarotti (il sindaco 5 Stelle di Parma, ndr) dice una cosa intelligente quando chiede discriminanti che consentano di valutare meglio i candidati». «Non si può passare da outsider a consigliere comunale o deputato. È un salto enorme». Insomma, reclama meccanismi di selezione diversi, da perfezionare. Ma ormai è un ex: «Resto nel gruppo misto e continuo a lavorare per il quartiere». E una «rifondazione grillina?». «Io credo molto nel lavoro civico, sul territorio, per l’ambiente. Altri movimenti? Se ne parla ma le condizioni sono difficilissime».

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