A destra nella foto il sindaco Giuliano Pisapia

Si anima lo scontro sul voto per la città metropolitana, fissato dal sindaco di Milano Giuliano Pisapia al 28 settembre. La data stessa rappresenta un motivo di contestazione e anche un indizio di possibili scenari.

La contestazione: i piccoli partiti ieri si sono scagliati contro Pisapia, per una questione di metodo in effetti non infondata: Pisapia ha comunicato la data del voto, il 28 settembre, nel corso di un’assemblea di sindaci del Pd. Subito sugli scudi i Radicali, che sul tema delle regole elettorali sono tradizionalmente attentissimi: “Non è un bel segnale del sindaco di Milano in occasione di una riunione di partito e non attraverso una comunicazione ufficiale – ha detto il consigliere comunale milanese Marco Cappato – che l’annuncio della data delle elezioni per la città metropolitana sia arrivato da parte. Come lista civica Ambiente e Referendum – ha aggiunto – non ci è stato ancora possibile nemmeno comunicare agli oltre 2.000 consiglieri la volontà di depositare una lista. Chiediamo a Pisapia di predisporre al più presto gli strumenti e le regole per impedire che queste elezioni rimangano appannaggio delle bande e correnti di partito e coalizione”.

Ma è solo questo che ha fatto arrabbiare i piccoli? Forse non solo. Lo scenario che, con un’elezione a fine settembre, diventa almeno possibile, se non probabile, è quello di un accordo trasversale per scrivere le regole, un listone costituente Pd-Forza Italia. La contestazione dei piccoli potrebbe essere in qualche modo legata proprio a questa ipotesi di “larghe intese”, che con venti giorni di tempo in più guadagnano quotazioni nel borsino della politica. Sul piede di guerra ci sono infatti le formazioni minori di centrodestra: Ncd, Popolari e Nuovo polo“Giuliano Pisapia, oggi sindaco di Milano e futuro sindaco metropolitano privo di mandato popolare, parte decisamente con il piede sbagliato – dicono in coro i consiglieri comunali di Milano Matteo Forte, Marcovalerio Bove e Manfredi Palmeri – Invece di essere garante nel senso nobile, si dimostra garante di interessi politici di parte e di strutture di accordi sulla testa dei soggetti che vogliono invece partecipare democraticamente”. “Davvero un pessimo esordio – proseguono – ha deciso e annunciato la data delle elezioni in una riunione di partito, quando invece questo andava fatto in un contesto istituzionale, ha detto solo quale sia il punto di arrivo, quando invece occorre definire in modo chiaro e univoco tutte regole del gioco nel suo percorso, ha parlato genericamente di elettorato attivo e passivo quando invece è necessario favorire la condivisione delle informazioni di base necessarie per procedere senza asimmetrie, con particolare riferimento ai dati di chi è di fatto iscritto a queste speciali liste elettorali. Tutto questo non è corretto”. Ne vedremo delle belle.

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