Come quelle coppie legate ormai da troppi materiali interessi per lasciarsi, Pd e Sel stanno ben attenti a non far seguire effetti troppo destabilizzanti alle scenate parlamentari che si sono viste sul Senato. I vendoliani hanno dato vita a un ostruzionismo feroce e altrettanto duramente promettono di opporsi ad altri e più consistenti proposte condivise da Pd e Forza Italia, a partire dalla legge elettorale. Nel partito del governatore pugliese, però, si cerca di non rompere troppo, anche perché  i cocci di una rottura sarebbero una miriade di amministrazioni locali in cui Sel ha una posizione di potere comoda e redditizia.

Il discorso vale ovviamente a partire dalle città in cui Sel ha eletto sindaci o assessori. E dunque vale in primo luogo per Milano, con Giuliano Pisapia, vicino alle posizioni di Sel, sebbene molto poco ortodosso rispetto alla vita del partito. Nichi Vendola, nel corso del congresso di pochi giorni fa al Carroponte di Sesto, su questo è stato chiarissimo. «Noi – ha detto – chiediamo al centro sinistra di continuare a essere laboratorio di buon governo nelle Regioni e nei Comuni – ha aggiunto – ma non ci possono chiedere nel nome dell’alleanza di consegnarci alla resa e alla capitolazione». Vendola poi ha precisato che governa da 10 anni con il Pd in Puglia, e poi ha aggiunto che Pisapia a Milano, Zedda a Cagliari e Doria a Genova fanno lo stesso, «non capisco come delle diversità di opinioni – ha concluso – possano generare delle ritorsioni».

Giuliano Pisapia con Nichi Vendola

Ma anche Pisapia si è precipitato a chiedere la pace in un’intervista a Repubblica, una sorta di “volemose bene” che vedeva il “sindaco gentile” porsi in una posizione mediana, o mediatoria. Non solo: non contento, Pisapia il giorno dopo ha scritto una lettera al giornale amico, per precisare ulteriormente il senso della sua posizione. Dev’essere davvero tanta, dunque, la paura che anche nei Comuni il Pd possa adottare la linea dura, e che la vocazione maggioritaria dei renziani li porti a voler guidare direttamente e da soli le città, senza il (modesto) contributo che oggi viene da Sel in termini di voti. Insomma, Vendola e Pisapia non hanno poi molte cose in Comune, tranne una: che il Pd (che ha stravinto alle Europee anche a Milano) possa candidare un democratico (o una democratica) alle Comunali di Milano nel 2016.