Da capitale morale a “capitale delle tasse”
Le tasse. C’è poco da fare: le tasse sono la trincea. A vent’anni dalla nascita di un centrodestra liberale di massa, in Italia resta il fisco la battaglia di tutte le battaglie (insieme alla giustizia a dire il vero). Le vicende degli ultimi giorni lo confermano. Milano si mette la ben poco prestigiosa corona di regina degli aumenti. Dati alla mano, viene confermato da tutti (e smentito da nessuno). Le imposte hanno assunto una dimensione mostruosa, per effetto delle scelte romane e locali. Siamo a 770 milioni di aumenti fiscali e a oltre 400 milioni di inasprimento per il solo settore degli immobili. La Tasi milanese inoltre farà pagare a famiglie e imprese aumenti record per seconde abitazioni, negozi e capannoni, nell’ordine del 200% in media, o giù di lì.
Si può dunque ragionare per ore su Giuliano Pisapia, la sua immagine, la sua ricandidatura. Si può disquisire all’infinito sul presunto superamento dei confini di destra e sinistra. Poco spazio per i poli delle illusioni e dei venditori di fumo. La situazione è molto chiara: questo centrosinistra un po’ vecchio stile (guidato da un indipendente di sinistra ma comandato da un Pd egemone) ha applicato alla città una cura mai vista di “tassa e spendi”. E il centrodestra, che può rivendicare il merito di non aver aumentato le imposte locali in passato, lancia da Milano la battaglia decisiva, la solita, quella per la riduzione delle tasse. E’ qui che si gioca molto, in capo a un anno-un anno e mezzo. Nella capitale morale oggi capitale delle tasse.