I fascisti si dividono in due categorie: i fascisti e gli antifascisti. L’aforisma di Ennio Flaiano è paradossale ma non meno vero. E’ stato sperimentato di persona da tutti coloro che in questi anni hanno assistito allo spettacolo del corteo del 25 aprile a Milano. La Liberazione è stata trasformata sempre più in una festa dell’intolleranza ideologica e politica, un’occasione per escludere, ghettizzare – o peggio insultare e aggredire. Non solo, attenzione, la destra “post-fascista” (e non avrebbe avuto comunque un senso…) ma tutti coloro che stanno a destra dell’area antagonista, dei collettivi, dei centri sociali – quindi praticamente tutti, compreso il centrosinistra ufficiale.

E’ questo il fascismo degli antifascisti. E di questo fascismo rosso sono stati vittima in tanti. La destra certo, basti pensare a come è stata (mal)trattata la memoria di un martire della violenza ideologica come Sergio Ramelli, un giovane ucciso esattamente 40 anni fa da un commando di coetanei vicini all’autonomia operaia, in una Milano pervasa da un clima cupo e terribile. (Ma Giuliano Pisapia, va detto, ha dato un segnale diverso).

Vittima è stato il centrodestra dei moderati e dei liberali. E si ricorderà la pagina della vergognosa contestazione al sindaco Letizia Moratti insieme al padre, peraltro ex partigiano ed ex deportato a Dachau.

Vittime sono stati, e questo sì è il paradosso dei paradossi, anche gli stessi ebrei, quindi le vittime per eccellenza del Nazifascismo. Insultati, presi a sputi, aggrediti verbalmente da vecchi nostalgici delle barricate di quell’antifascismo militante. Colpevoli di cosa? Di difendere (con toni e argomenti diversi) il diritto di Israele di difendersi dagli attacchi terroristici di chi vuole annientarne la presenza, per ragioni che ormai poco o nulla hanno a che fare con la questione palestinese.

In questo quadro di delirio ideologico è nata la sfida della Brigata Ebraica, ovvero il ricordo della formazione partigiana di ebrei che contribuirono ad alcune gloriose pagine della Liberazione – quella vera. Il ricordo in piazza della Brigata Ebraica, inventata da un manipolo di ebrei milanesi coraggiosi e fantasiosi, come Davide Romano degli Amici di Israele. La sfida democratica e autenticamente antifascista della Brigata Ebraica è stata compresa subito da alcuni esponenti del centrodestra milanese e non (Bruno Dapei, Manfredi Palmeri, Guido Podestà e altri). Dietro alla bandiera della Brigata Ebraica è sfilato anche Magdi Cristiano Allam, avendo compreso appieno la posta in gioco. Anche una parte del Pd ha compreso l’importanza di questa presenza simbolica, soprattutto grazie al responsabile cultura del partito, Daniele Nahum, che ha fatto conoscere questa vicenda (con tutto il suo portato politico) a un segretario giovane e poco incline a condividere i vecchi tic della sinistra ideologica, Pietro Bussolati. Con loro in piazza ci sarà anche un candidato sindaco in pectore (già presidente della Comunità ebraica) Lele Fiano, deputato e responsabile sicurezza del Pd, animatore in passato della “Sinistra per Israele“.

nahum

Ora, è facile prevedere che quest’anno, per i 70 anni della Liberazione, tensioni e contestazioni in piazza Duomo saranno esasperati come non mai. Oggi su Moked, il portale dell’Ebraismo italiano, Stefano Jesurum prevede che “ci saranno gli insulti e le ignoranti false e becere idiozie di chi ha la mente obnubilata dall’odio”. E spera che risponderanno “i cittadini, i democratici, gli antifascisti veri”. Passi avanti ci sono, innegabili. E il fatto che il comitato antifascista milanese abbia accolto la presenza della Brigata va riconosciuto. Vedremo come reagiranno le “avanguardie” militanti del peggiore antifascismo milanese, quello che avrebbe fatto inorridire gli “antifascisti veri“. Autentici.

AlGia

 

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