Addio zone, anche Milano oggi inaugura i suoi nove municipi. La riforma, non solo nominale, prende le mosse dalla fine delle province e dall’avvio, piuttosto tormentato dell’era città metropolitana. Per avere l’elezione diretta del sindaco metropolitano (quello che governa a Milano su un territorio che comprende tutto l’hinterland e 3 milioni di persone) il Comune deve essere diviso in municipi. Questo lo stabilisce la legge Delrio. Il primo passo è fatto.

Il 5 giugno si voterà direttamente il presidente del Municipio. Anzi, il sindaco municipale. Non tutti sanno che si voterà con una soglia del 40%, per cui la coalizione che dovesse superare questa soglia si porterebbe a casa al primo turno il municipio. Un autorevole dirigente della sinistra rivela ammette che il centrodestra, così allargato fin dall’inizio (con l’alleanza che comprende anche Ncd, Corrado Passera e un bel pezzo del centro, rappresentato da Gabriele Albertini) ha maggiori possibilità di farcela, soprattutto in zone considerate di maggior radicamento, come la 7 e la 2.

Il sindaco municipale si avvarrà di una giunta composta al massimo da tre assessori. Il consiglio municipale sarà guidato da presidente e vicepresidente, e funzionerà con sei commissioni consiliari. Definite le indennità: il presidente di municipio riceverà un emolumento pari al 60 per cento di quello corrisposto a un assessore comunale: siamo ai livelli percepiti oggi dal presidente di consiglio di zona, pari a circa 2.900 euro al mese. Per i tre assessori (scelti dal sindaco fra i consiglieri, ma uno puo’ essere di nomina esterna) l’indennità sarà pari al 40 per cento di quella del loro “sindaco”, quella del presidente del consiglio si fermerà al 30 per cento. Per i consiglieri invece, un tetto di 11 gettoni mensili da 60 euro lordi: lo stesso compenso degli attuali consiglieri di zona, di circa 500 euro mensili. L’amministrazione ha calcolato che con la riforma dei municipi si avrà un risparmio di circa 200mila euro l’anno rispetto all’attuale ordinamento in zone. 

Novità importante: i presidenti di municipio si riuniranno fra loro in una “conferenza“, come organo consultivo del sindaco, della giunta e del consiglio comunale, e parteciperanno senza diritto di voto alle conferenze dei sindaci della Città metropolitana. Prevista anche la possibilità di “referendum municipali” con richiesta sostenuta da 500 firme.

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