Il paradosso di Sala
Sala tecnico in Comune nell’era del centrodestra. Il tema finora è rimasto ai margini della campagna elettorale, anche perché Stefano Parisi ha scelto una linea molto «fair». E nessuno non lo ha più sfiorato. Era andata diversamente nella campagna per le primarie Pd, quando il più ostico avversario dell’ex commissario Expo, vale a dire Pierfrancesco Majorino, non aveva avuto remore. L’assessore, poi trasformatosi in un pasdaran di Sala, ai tempi delle primarie amava presentarsi come un avversario piuttosto ostico di quello che era il vincitore annunciato. E nel corso del primo confronto lo aveva punzecchiato non poco su quello che allora si riteneva fosse un punto debole agli occhi degli elettori di sinistra: aver collaborato con un’amministrazione di centrodestra, guidata da Letizia Moratti.
Oggi che Sala è candidato del centrosinistra sembra essersi dimenticato della sua recente vita da city manager. Realmente. D’altra parte, fra Comune, Expo e campagna elettorale, non deve essere facile districarsi dicendo la cosa giusta. E lui, manager fino a pochi mesi fa, non sempre ci riesce. A volte ragiona e si esprime come se il suo passato da direttore generale non fosse mai esistito. E il risultato, a volte, è un paradosso che rasenta la comicità. Succede, per esempio, quando Sala se ne esce con l’affermazione secondo la quale il sindaco Giuliano Pisapia avrebbe “riportato la legalità” a Milano, o in Comune. Verrebbe da chiedergli: caro Sala, la città, o il Comune, prima di Pisapia erano un luogo (amministrativo e istituzionale) in cui non vigeva legalità?