“Voglio essere chiaro e utilizzare questo spazio per dire che non sarò di certo io a condannare o assolvere prima di un giusto processo che ritengo necessario venga garantito. Al contempo credo sia necessario garantire una pena equilibrata in caso di condanna. La chiamano «certezza della pena», dietro questa formula credo ci sia anche l’aspettativa di veder sanzionato chi non ha onorato il grande ruolo di prestigio e di responsabilità sociale di cui è investito”. Ci scrive il consigliere regionale del Movimento 5 stelle Stefano Buffagni (nella foto con Beppe Grillo). E lo fa per spiegare il suo punto di vista e precisare la sua posizione, dopo che qui abbiamo dedicato un pezzo alle sue parole sul primario del Pini di cui si è molto parlato di recente.

buffagni

A proposito del caso del Pini, Buffagni, sul suo profilo facebook aveva scritto, a caldo “Questa gente deve essere linciata ed esposta in pubblica piazza affinché casi di questo genere non succedano mai più”. Ed ecco la sua posizione, ovviamente più articolata, nell’intervento che Buffagni ci invia oggi:

Platone diceva: «In politica presumiamo che tutti coloro i quali sanno conquistarsi i voti, sappiano anche amministrare uno Stato o una città. Quando siamo ammalati chiamiamo un medico provetto, che dia garanzia di una preparazione specifica e di competenza tecnica. Non ci fidiamo del medico più bello o più eloquente».

La gente non si fida più della politica che oggi deve dimostrare la propria credibilità e competenza ridandosi lustro e primato. Non si può tollerare che la credibilità della sanità pubblica, di cui mi occupo nel mio mandato politico, sia svenduta a interessi che non siano quelli dei malati. Tutti nella vita avremo bisogno di essere curati: siamo disposti a mettere in discussione l’affidabilità del nostro sistema sanitario? Il giuramento di Ippocrate deve essere passato di moda, superato dall’avidità e dal business. È e rimane inaccettabile che un medico, anzi un primario così importante consideri la propria missione professionale e sociale alla stregua di uno sport dove conta solo il guadagno.

Se il business prende il sopravvento sulla missione sociale ci troviamo impotenti davanti alla natura umana: pesanti sospetti di corruzione e turbativa d’asta sono ormai all’ordine del giorno. Trovo sbagliato leggere le telefonate come fossero sceneggiature. La mia indignazione deriva da una frase letta che tuttavia ritengo rilevante per l’opinione pubblica: ho espresso un pensiero percepito in modo diffuso tra i cittadini delusi che non riescono più a fidarsi nemmeno nel momento del bisogno del sistema Stato. Lo vedo solo io l’elefante nel salotto o siete d’accordo con me che dobbiamo far si che le persone possano fidarsi ciecamente del personale medico che li prende in cura? Sentimento che è fortemente minato da certe frasi che io voi e le persone hanno letto sui giornali. Voglio essere chiaro e utilizzare questo spazio per dire che non sarò di certo io a condannare o assolvere prima di un giusto processo che ritengo necessario venga garantito. Al contempo credo sia necessario garantire una pena equilibrata in caso di condanna. La chiamano «certezza della pena», dietro questa formula credo ci sia anche l’aspettativa di veder sanzionato chi non ha onorato il grande ruolo di prestigio e di responsabilità sociale di cui è investito. Servirebbe sì, anche da monito affinché certi casi non succedano e i politici non provino l’indignazione che ho provato io”.