Vietato parlare col “Giornale“. Vietato rilasciare un’intervista al Giornale. E se si dice una cosa giusta – ma al Giornale – allora diventa automaticamente sbagliata. Questo il liberalissimo, democraticissimo e renzianissimo messaggio che il presidente della direzione Pd milanese, Marco Tansini, ha fatto prevenire pubblicamente a un dirigente del suo partito, Daniele Nahum, già responsabile cultura del Pd milanese e candidato al Consiglio comunale. Il confronto è nato su Facebook, a proposito dell’intervista che Nahum ha rilasciato al Giornale, appunto, due giorni fa; un’intervista pubblicata sulle pagine nazionali e dedicata in gran parte alla legge Fiano. Nahum ritiene controproducente il provvedimento. Un libero e legittimo convincimento il suo, argomentato con rispetto e stima nei confronti dello stesso Emanuele Fiano, che peraltro è legato a Nahum da una antica vicinanza (entrambi hanno avuto incarichi importanti nella Comunità ebraica, anche se in anni diversi, e oggi militano nello stesso partito). Nonostante vicinanza e rispetto fra i due, sulla legge in questione le opinioni divergono. Capita. E il giudizio di Nahum è molto chiaro: il candidato al Consiglio comunale ed ex responsabile culturale del partito ritiene che il divieto di apologia fascista possa rafforzare l’estrema destra invece di contenerla. Il rischio, a suo avviso, è che possa attribuirle un “appeal” che non merita e che non avrebbe altrimenti. Nahum ha spiegato che riterrebbe più utile, anche come strumento di delegittimazione politica degli estremisti, un confronto aperto e senza paura, da impostare su basi liberali: tutti parlano, insomma, e chi ha più argomenti prevale.

Tanto per essere ancora più chiari, seguendo questa impostazione proposta da Nahum non si legittima affatto l’estremismo o l’intolleranza, magari antisemita: in un’impostazione simile si ritiene che i neofascisti possano solo auto-screditarsi mostrandosi per quello che sono. Una posizione liberale a 24 carati, ultra liberale insomma, avvalorata dall’opinione che al Pd manchi una bella dose di cultura laica, radicale, socialista. Argomenti seri ed efficaci, si direbbe. E infatti non sono gli argomenti che il presidente del Pd contesta. No, non è l’argomento ma è l’interlocutore che deve essere censurato, quelli del “Giornale”, perché – dice – “certamente non sono mossi da spirito liberale”. Chiaro no? “Io non critico la tua posizione” – dice Tansini – “l’errore sta nel rilasciare dichiarazioni al Giornale che poi le usa in modo strumentale”. Difficile, a dire il vero, strumentalizzare un’intervista, un’intervista libera e confermata ovviamente dalla prima all’ultima sillaba. Ma l’ottimo Tansini ha un mucchio di certezze: il Giornale, sentenzia, “strizza l’occhio a chi ha simpatie antisemite”. A dire il vero, a giudicare dalla discussione che si è sviluppata su facebook, non deve essere il solo a pensarla così, ma finché si tratta di un normale militante passi. Quando parla un dirigente di primo piano, sebbene su facebook,  il discorso cambia. Ed è sicuramente un ottimo amico di Israele il presidente del Pd milanese. E ha tutto il diritto di non sapere chi sia il cronista che ha firmato l’intervista e ha ovviamente il diritto di non sapere che ha appena curato per il Giornale un libretto sulla minaccia del nuovo antisemitismo. Forse, e questo sarebbe già un po’ peggio, il presidente del Pd non ha mai letto le corrispondenze dal Medio oriente di Fiamma Nirenstein e ignora la linea di questo Giornale fondato da Indro Montantelli, che a proposito di Israele “parlava di una meravigliosa avventura umana che mi ha ipnotizzato”. Può legittimamente ignorare tutto Tansini, ma da perfetto componente della segretaria dovrebbe sapere, e sa, che il Pd ha infilato una figuraccia dopo l’altra sul tema dell’islam politico, dovrebbe sapere che, col suo partito in maggioranza, Palazzo Marino ha presenziato con un suo assessore al Ramadan del Caim con ospite Al Bustanj, un cosiddetto sapiente che aveva esaltato le azioni kamikaze dei bambini. Dovrebbe sapere che il Pd milanese ha tolto allo stesso Nahum le deleghe alla cultura e che ha candidato una dirigente del Caim (redarguita dallo stesso Fiano in almeno un paio di occasioni per affermazioni su Israele, antisionismo e Brigata ebraica). E dovrebbe sapere, questo sì, che il suo partito ha querelato una donna simbolo della lotta all’islam politico (e antisemita), Maryan Ismail, una donna che porta con orgoglio lo striscione della Brigata ebraica e per questo è stata apostrofata in rete come “ebrea nera”; una donna che ha visto il fratello ucciso dai qaidisti in Somalia. Queste cose non si possono ignorare. E sulle pagine del Giornale sono state raccontate. Tenerlo presente avrebbe risparmiato una figuraccia.

nahum

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