A Milano sono giorni di “Ambrogini d’oro”, le ambite onorificenze civiche assegnate in occasione delle festività del patrono. E fra le 15 medaglie di quest’anno, una – proposta da Daniele Nahum, consigliere comunale  dei Riformisti ed esponente di Azione – andrà a Roberto Cenati, che è stato a lungo presidente dell’Anpi provinciale, carica che ha lasciato pochi mesi fa, a marzo, in dissenso dai vertici nazionali dell’Associazione nazionale partigiani che – alla vigilia del 25 aprile – ha definito “genocidio” l’intervento israeliano a Gaza.

Una scelta di coscienza, quella di  Cenati, che negli anni passati ha guidato con equilibrio e saggezza l’organizzazione più importante dei partigiani italiani, difendendo la partecipazione al corteo della Liberazione di una rappresentanza della Brigata ebraica, che commemora la gloriosa formazione di soldati sionisti che nel 1944 liberò il Paese facendosi valere sulla linea Gotica in Romagna, dove molti di quei soldati oggi riposano (nel cimitero di Piangipane, nei pressi di Ravenna).

Una partecipazione, quella ebraica, che era stata regolarmente oggetto di un pensate aggressione verbale (grazie alle forze dell’ordine non è stata anche fisica) e che a Roma non è stata possibile proprio per la freddezza, o per l’ostilità, di un’Anpi molto diversa, per orientamento, da quella milanese e “cenatiana”.

Un Ambrogino meritatissimo,  dunque, quello assegnato a Cenati, che sia come presidente, sia nell’atto di lasciare il suo incarico si è mostrato come l’alfiere di un antifascismo serio, nobile e purtroppo sempre più raro anche a Milano. Un’onorificenza importante: per il Comune, che l’ha conferita, molto più che per l’assegnatario, un uomo mite e coraggioso che ha fatto e detto ciò che doveva per coerenza, per puro rigore morale e intellettuale.

“Per noi è un mito – ha commentato Walker Meghnagi – Un presidente dell’Anpi che dopo 12 anni si dimette perché non accetta la parola “genocidio”, altroché Ambrogino, merita molto di più”. Il presidente della Comunità ebraica di Milano, invece, dagli Ambrogini è stato escluso. “Mi dispiace che la sinistra non abbia capito che era un’occasione storica, dare l’Ambrogino d’Oro al presidente della comunità ebraica milanese, in generale, non per la mia persona – ha detto – Sarebbe stata una cosa bellissima. Però va bene così. Io sono contento lo stesso”. “Era stato lo stesso Meghnagi il mese scorso, dopo che si era diffusa la notizia della sua candidatura da parte della consigliera comunale ed eurodeputata della Lega Silvia Sardone, a fare un passo indietro, “per evitare di dover rinunciare ai miei valori e dover arrivare a discussioni politiche in cui io non voglio entrare”, ha spiegato, ricordando di aver raccomandato: “Non datelo a me, ma a Roberto Cenati”.