San Siro, “La Repubblica” forse voleva un centro giovani, gli imam una moschea
“A San Siro un centro per giovani di seconda generazione. FdI: “Sarà una moschea”. Repubblica lo racconta così il caso moschea di San Siro, di cui il Giornale ha iniziato a occuparsi lunedì.
Per il quotidiano di sinistra, sarebbe un “centro per giovani di seconda generazione” – una cosa encomiabile dunque – quello che sta sorgendo nel quartiere milanese. E non sarebbe un centro di preghiera (che sarebbe cosa altrettanto buona, se non fosse del tutto abusiva). Secondo Repubblica sono i consiglieri di Fratelli d’Italia (e magari il Giornale) ad aver affermato che quella “quella a cui si sta lavorando tra via Capecelatro e via Gianicolo, nel cuore del vecchio quartiere popolare di San Siro, è una “moschea” costruita in sprezzo a tutte le norme urbanistiche vigenti (…)”, mentre “i responsabili della Fondazione La Misericordia negano con forza che si tratti di una moschea”.
Qual è il problema? Il problema è che sono (stati) gli stessi responsabili del centro a dire che sarà una moschea, anzi hanno dichiarato espressamente, nero su bianco, di voler raccogliere adesioni e sottoscrizioni (o almeno, lo facevano) prospettando la realizzazione a proprio di una moschea. Loro lo hanno scritto per primi sui social, non i politici o giornali. «Grazie ad Allah onnipotente e grazie alle vostre preghiere e donazioni sono iniziati intensamente i lavori sui dipinti della moschea di San Siro – si legge, tradotto dall’arabo in un post comparso pochi giorni fa e ora misteriosamente cancellato, come l’altro simile – finché non sarà pronta per l’apertura all’inizio del mese benedetto del Ramadan». «Vi invitiamo a visitare il luogo e fermarvi per il completamento dei lavori nella moschea, che avrà un ruolo importante nella zona di San Siro” e aggiungendo: “Vi invitiamo a donare attraverso il conto della Fondazione Al-Rahma, o a donare materiale edile (…) e invitiamo anche (…) a partecipare ai lavori”.
Ora, il caso deve aver indotto gli “imam” a tornare, almeno pubblicamente, sui loro passi: hanno mandato una Cila (una comunicazione edilizia agli uffici) nel giorno stesso in cui l’articolo del Giornale è stato pubblicato, ed evidentemente hanno preso atto della reazione non solo e non tanto del centrodestra, quanto degli uffici comunali, che hanno precisato come l’adempimento burocratico per quei lavori – comunque tardivamente adempiuto – in ogni caso non sarebbe stato titolo sufficiente a realizzare nell’autorimessa un luogo di culto.
Anche qui, a Repubblica definiscono “sconfessata dalla Corte costituzionale” la legge anti-moschee della Regione ma sanno che – a parte due disposizioni – l’impianto della norma resta. E sanno soprattutto che è il Comune ad aver stabilito che a Milano oggi si può realizzare una moschea solo in via Esterle.
A questo punto, i responsabili del centro faranno quel che devono e quel che possono, ma la vicenda è chiarissima: forse la Repubblica avrebbe preferito un centro per giovani di seconda generazione, ma la Fondazione islamica lì voleva fare (anche) una moschea – l’hanno detto loro, non il centrodestra. Purtroppo non si può.