Ormai siamo nella fase 2 inoltrata, e pian piano gli italiano stanno tornando ad una situazione di apparente normalità. Si vedono più persone per strada, c’è più movimento e la gente riprende pian piano a lavorare. Ecco, il lavoro, perché cari lettori, sede-inail-roma-imago-koJF--1020x533@IlSole24Ore-Webtutto dipende da come si lavora. L’Italia è divisa in due: da una parte ci sono i lavoratori dipendenti, sia statali che privati, che bene o male se la cavano, i primi con lo stipendio garantito da babbo Stato ed i secondi con le casse integrazione, sempre di babbo Stato. Questa categoria di persone ha vissuto il virus con preoccupazione si, ma alla fine non troppa e gli statali, permettetemi di dirla, hanno avuto molto poco di cui preoccuparsi se non di un possibile contagio. Dall’altra parte della barricata invece ci sono i commercianti, gli esercenti, i baristi, gli albergatori, i negozianti di abbigliamento, gli imprenditori, le pizzerie, i ristoranti e tutto quel mare magnum di autonomi che sono rimasti senza cash per 3 mesi e passa. Queste categorie le notti le hanno fatte in bianco, e qualcuno purtroppo ci ha perso anche la vita. Un paese diviso tra garantiti e abbandonati.

Ebbene, agli abbandonati ora si da la possibilità di ripartire, ma più che una ripartenza sembra sentenza di morte. Le linee guida INAIL sono uno scherzo, e quei distanziamenti semplicemente spingeranno molti commercianti a chiudere baracca e burattini e a godersi i risparmi che forse hanno messo da parte negli anni scorsi, per poi magari riaprire in autunno. Nel frattempo però i tanti giovani impiegati nelle attività di ristorazione, nei bar, negli stabilimenti balneari ed in altre attività dove il rischio contagio è più alto, si ritroveranno di nuovo disoccupati e senza entrate.

Allora cari lettori bisogna essere onesti con noi stessi e dirci le cose in faccia: il distanziamento sociale non è compatibile con l’attività di baristi, ristoratori, negozi di abbigliamento, parrucchieri ecc ecc. Semplicemente non si può, mi sembra palese e gli appelli sui media (basti vedere lo sfogo dello Chef Vissani) ce lo ricordano ogni giorni. Non è il momento di scelte di compromesso, ed il messaggio che deve passare è il seguente: o si levano le linee guida INAIL o si chiude tutto. In questo momento il nostro paese deve poter garantire assistenza sanitaria, ha accumulato respiratori, ha strutture ospedaliere ad hoc e siamo più pronti rispetto a qualche mese fa. E’ il momento di lasciare gli Italiani liberi di scegliere se vogliono riappropriarsi della loro vita oppure chiudersi in casa per sfuggire al virus. Che sia la scelta personale, e non l’imposizione dello Stato, a guidare questa fase 2.

 

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