Bookshow, dimmi cosa leggi e ti dirò chi sei
Ti piacciono i lettori. Quelli di una notte sola, quelli clandestini, quelli da biblioteca e quelli smarriti in libreria perché non sanno cosa scegliere. Ti piacciono quelli che odorano i libri, i metodici, i bibliofili paranoici, quelli improvvisati, quelli vergini, i secchioni, e chi si legge tutti i romanzi dello stesso autore, perfino i seduttori, gli esibizionisti, e quelli di leggono solo le quarte di copertina. Ti piacciono quelli che prestano i libri e quelli che non li ridanno indietro, chi prima di spegnere la luce piega l’orecchio della pagina e chi proprio non ce la fa a non sottolineare. Ti piacciono i lettori pigri, i voraci, i caotici e quelli che leggono sei libri contemporaneamente, quelli che “solo i classici” e quelli delle “formiche”, i sommersi, i salvati, gli apocalittici e gli integrati.
Ti piacciono i lettori perché ti piacciono le storie, quelle che leggono e quelle che si portano dentro, riversandole sulle pagine come uno specchio o in una sorta di “dai e vai”, “prendi e dona”. Ti piacciono quelli che raccontano storie, con un’aria da brava ragazza con buone sorprese. Quelle un po’ attrici che leggono ad alta voce. Quelle in piazza un po’ studiate e quelle sempre in piazza ma improvvisate. Ti piacciono le storie rubate a Omero e quelle di una vecchia seduta su una sedia di paglia alla controra. Ti piacciono le storie e i personaggi che qualche scrittore ha solo buttato lì e poi lasciato morire e sono spazi e corridoi tutti da esplorare, sono i tesori che nessuno ha ancora scritto. Chi conosce la storia dell’Azzeccagarbugli?
Tutto questo lo pensi mentre vedi su Sky Arte questo strano spettacolo di arte varia che è Bookshow. Non è a caso che non lo chiami documentario. Non è quello che gli autori vogliono. Non è lo stile della banda di Minimum Fax. Non è, se si vuole, neppure uno spettacolo sui libri. E’ un viaggio nelle città. E sono città invisibili, metafisiche, raccontate con gli occhi di chi negli occhi ha un romanzo. Perché è nelle città e nei paesi, nelle piazze e sulle scalinate, nelle stanze pomeridiane e in notti senza sonni che respirano i romanzi. E ogni luogo ha un romanzo con cui si apre una corrispondenza, spesso senza che ci sia un perché. Ci sono romanzi che stanno bene a Roma e altri che si sentono a casa a Genova o a Torino o nel più sperduto villaggio dell’Italia appenninica. E questi posti hanno lettori, lettori che si riconoscono e raccontano il loro sguardo sulla città. Ecco allora cosa Bookshop dice a scrittori e editore. E’ questa la domanda che fa girare i libri.
Chi è il tuo lettore? Le statistiche dicono che gli italiani non so no un popolo di lettori. Diciannove milioni? Forse di più? Ma questi sono numeri. Un’altra cosa è vederli in faccia. Immaginate se qualcuno ve li racconta. Così.
Un uomo di trent’anni sta leggendo un libro sulla filosofia, l’autore non si riesce a decifrare, occhi celesti, braccialetti di cuoio ai polsi e fede all’anulare. Calza All Star usatissime, all’origine dovevano essere verdi o giallo chiare. Il libro rosso scuro è molto vecchio e rovinato, non ha più la costa laterale e gli angoli sono senza rivestimento. È a pagina 941, circa a metà libro, dove c’è un confronto fra Rousseau, Hume e Kant.
È quello che sta accadendo su un blog che si chiama “Libri in metro”. Lo trovate anche su Facebook e Twitter e racconta cosa leggono i passeggeri nei vagoni affollati. Non dite a che serve. È un otti mo indice di qualità, «perché se qualcuno è disposto a sgomitare dentro una metro affollata per farsi spazio e leggere il suo libro, quel libro vale!». Ma non è solo questo. È una polaroid del singolo lettore. C’è il libro e c’è la descrizione breve, sinottica, di chi sta lì con il romanzo o il saggio mentre la metro corre e la giornata sta per finire o deve ancora davv ro incominciare, tra i suonatori di organetto e la signora disgustata perché lo studente caciaroso non sente l’educazione di cedergli il posto. Sono frammenti di mondo raccontati dalla metropolitana, come in Manhattan Transfer di Dos Passos. Eccoli, allora. Il 31 dicembre 2010, in un pomeriggio di quasi cenone, Maramarzo scrive: «Libro. La biblioteca dei morti di Glenn. Lettrice. Ragazza acqua e sapone, sui 23 anni. Capelli lisci neri, sciarpa violetta e mega borsa nera con “Ilove NY”.Vicino a lei una signora molto più aggressive nello stile leggeva Canale Mussolini di Pennac chi. Accanto a loro altre due persone immerse in libri. Ho avuto l’impressione che fossero tutti regali di Natale». Tre giorni prima, sempre sul la tratta della linea B di Ro ma, c’è uno che presto sogna di partire. «Libro. Il Giapponese Senza Sforzo Volume 1. Lettore: uomo sui 45 anni. Avvolto in una giacca di pelle chiara con risvolti di pelliccetta, dall’aspetto molto calda. Calzava scarpe da trekking e sul naso aveva oc chiali tondi e piccoli. Il libro era appoggiato sullo zaino che a sua volta era sulle ginocchia. Era quasi alla fine del suo volume, sembra pronto per partire per il Giappone». Vanno raccontati così, come li vedi. Nove aprile: « Flatlandia: Racconto fantastico a più dimensioni di Abbott. Lettore: Ragazzo capelli scuri moto corti, probabilmente non arrivava ai 20 anni. Indossava una felpa nera con cappuccio. Sullo zaino azzurro cielo aveva vecchi adesivi anti riforma Gelmini». Sette maggio: «L’eredità del suonatore di campane di Giuseppe Lissandrello. Lettore: ragazzo, sui 23 anni. Indossava una divisa militare. Era alto e magro con capelli scuri. Dopo Piramide gli è suonato il cellulare. Nelle sue parole un accento toscano ». Sei dicembre: «Libro: Il primo giorno del resto della mia vita, di Druznikov Jurij. Lettrice: Donna sui 55 anni. In cappottata alla massima potenza e con triplo giro di walzer di sciarpa. Aveva unghie lunghe ma senza smalto. Ombretto e orecchini scintillava no di viola. Occhiali leggeri poggiati sul punta del naso, ogni tanto guardava fuori dal finestrino». Undici novembre: «Il piacere di uccidere di John Sandford . Lettore: uomo sui 55 anni. Capelli bianchi e radi, molto serio. Accanto a lui sedeva una signora di colo re con un bimbo infagottato e con n grande ciuccio azzurro, di circa 2 anni, in braccio. Il bambino, che generava i sorrisi di tutti i presenti nel vagone, era attirato dal libro. Con il suo piccolo dito seguiva il bordo della spessa copertina e l’uomo lo lasciava fare senza sorridere ma con un sguardo felice». Dieci novembre: «L’impero dei numeri, di Denis Guedj. Lettore: uomo sui 30 anni. Capelli ricci castani un po’ lunghi. Aveva occhi azzurri e barba folta e scura. Sul la gi acca di tessuto tipo milita re due piccole pins con raffigurate biciclette stilizzate (forse fan del critical mass?). All’anulare una fedina d’argento». Otto novembre. «Battle Royaledi Koushun Takami. Lettore: uomo, forse 35 anni. Cravatta rossa e giacca verde di velluto. Occhi marroni accesissimi che attraversavano le lenti doppie degli occhiali con montatura spessa. Ascoltava musica attraverso un lettore mp3 e canticchiava a bassissima voce. Ma io che ero vicina a lui, e che sapevo a memoria il pezzo, ho riconosciuto questi versi: “Dentro me segni di fuoco è l’acqua che li spegne se vuoi farli bruciare tu lasciali nell’ aria oppure sulla terra”». Come vedete non ci sono best seller. I personaggi han no in comune poco, non so no un tipo ideale. La prima osservazione risale al 29 maggio. Lettera a una professoressa di Don Milani. La donna ha capelli lunghi e neri. Non conosciamo le loro storie. Ma su una cosa almeno si può convenire: avresti voglia di scambiare due chiacchiere con loro. Invitarli a cena. Forse, chissà, magari diventarci amico, o innamorarti. Reste ranno solo passeggeri di una metropolitana, ritratti fugaci dell’Italia che legge. E un pen siero. Ventinove settembre. «Scienza e sentimento, di Pa scale Antonio. Lettrice: ragazza sui 25 anni. Molto bella, capelli lunghi castani a boccoli, con un neo perfetto sopra la bocca carnosa e lucidata con abbondante lipstick. Indossa va d ei pantaloni bianchi e maglietta e borsa a tracolla gran de a sacco, entrambe marroni. Nota: era l’unica in tutto il vagone ad avere le scarpe aperte, Birkenstock. Nota 2: Leggeva con molto interesse, aggrottava la fronte, strizzava gli occhi e inclinava gli angoli della bocca all’ingiù». Come fai a non innamorarti di una ragazza così?