“Brillante, impegnata sul lavoro, determinata… e poi, di gran lunga, non è la più bella Attorney General che avete mai visto?”. Per questa frase, pronunciata ad Atherton, nel sud della California, al termine di un convegno dei Democratici per raccogliere fondi, Barack Obama è finito al centro di un’aspra polemica che nel giro di poche ore è divampata sui social network. L’elogio – o per alcuni la battuta sconveniente –  era indirizzato a Kamala Harris, procuratore generale della California (equivalente al nostro ministro della Giustizia). Pare che Obama, dopo quella frase, abbia insistito dicendo: “E’ vero, avanti, datemi ragione….”. E ha detto, almeno un paio di volte, che la Kamala è “bella da guardare”. L’accusa di sessismo a quel punto era servita su un piatto d’argento. Il giornalista politico McKay Coppins su Twitter ha scritto: “Siamo sicuri di non aver eletto Mitt Romney?”. Il riferimento è ad una gaffe del candidato repubblicano alle ultime presidenziali, quando nel corso di uno dei dibattiti in diretta tv con Obama si lasciò scappare una frase del genere: “Abbiamo pacchi pieni di donne per gli incarichi più alti” nella futura amministrazione. Intendeva dire “disponiamo di tantissimi curricula di donne adatte a ricoprire alti incarichi”, ma per quella frase formulata male fu massacrato. La domanda è d’obbligo: il presidente degli Stati Uniti non può dire ad una donna che è bella? E magari sottolinearlo più volte? La risposta è scontata: ovviamete sì, ma dipende dalle circostanze. E quella scelta da Obama probabilmente non era la più adatta.

Jamelle Bouie sul Washington Post ha innalzato la spada del femminismo, invocando un “cambiamento radicale” per un mondo in cui “le donne possano semplicemente esistere senza commenti sul loro aspetto”.  Intanto spuntano accuse, più o meno velate, di eccessivo maschilismo nei confronti della Casa Bianca: Obama è stato accusato, fin dal suo primo mandato, di aver creato uno staff dominato dagli uomini, molti dei quali amici di vecchia data. Tanto che alcune donne che lavorano per lui si sarebbero lamentate, in privato (ma le voci a Washington circolano velocemente) per la cultura “machista” attorno all’Ufficio ovale. L’indiscrezione è rivelata dal Washington Post, che riporta una frase dell’ex direttore delle comunicazioni di Obama, Anita Dunn: “La Casa Bianca è un luogo di lavoro ostile alle donne, meriterebbe di finire in tribunale”. Una frase durissima. Chissà se corrisponde a vero. E chissà cosa ne pensa Michelle Obama. Per tentare di salvare il salvabile Angela Rye, ex capo del caucus dei deputati afroamericani, racconta che la Harris e Obama “sono buoni amici da tempo”. Il presidente nel frattempo si è scusato…

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