Usa, scandalo fisco: cade la prima testa
Lo scandalo dei controlli del fisco dettati da motivazioni politiche continua a tenere banco negli Stati Uniti. Dopo la pubblicazione del rapporto dell’Ispettorato generale del Tesoro, Obama corre ai ripari e manda a casa il capo dell’Agenzia delle entrate (Irs), Steven Miller. “Gli americani hanno ragione a essere arrabbiati, io stesso sono arrabbiato”, tuona l’inquilino della Casa Bianca dopo un faccia a faccia, molto teso, con il segretario al Tesoro, Jack Lew. “Farò tutto quanto è in mio potere per assicurami che non accada si ripeta chiamando a rispondere (dell’accaduto) i responsabili e avviando nuovi controlli e nuove misure di salvaguardia”. Al “rumore” della prima testa tagliata arrivano gli applausi dei repubblicani, ma c’è già chi definisce Miller un “capro espiatorio”. Su indicazione di Obama, Lew ha chiesto e “accettato” la rinuncia del commissario ad interim, che dirigeva di fatto l’agenzia dal novembre dell’anno scorso e che, secondo la stampa americana, era al corrente delle pratiche dei controlli politicizzati dal maggio 2012. In un messaggio ai suoi collaboratori Miller ha detto che “c’è un bisogno forte e immediato di ricostruire la fiducia del pubblico nell’agenzia delle imposte del Paese”. Basterà a chiudere la polemica? Obama, molto preoccupato, insiste: “Non tollererò questo tipo di comportamento in nessuna agenzia, ma soprattutto nell’Irs, considerato il potere di cui dispone e la portata (del suo lavoro) in tutte le nostre vite”.
A placare la rabbia della destra potrebbe essere una notizia pubblicata da Bloomberg: l’Internal Revenue Service (Irs) avrebbe preso di mira non solo i gruppi politici conservatori che chiedevano l’esenzione dal pagamento delle tasse, ritardando l’iter delle loro pratiche e chiedendo informazioni non necessarie, ma anche almeno tre organizzazioni democratiche che tentavano di farsi riconoscere lo status di non-profit. Ad uno di questi gruppi, Emerge America, fu negata l’esenzione del pagamento delle tasse. Anche Progress Texas e Clean Elections Texas hanno ricevuto lo stesso trattamento dei movimenti del Tea Party. I movimenti vicini alla destra ingiustamente vessati, però, sono alcune centinaia. Quelli vicini alla sinistra per ora si contano sulle dita di una mano.