La Guerra fredda non è morta
La Guerra fredda non è morta con il crollo del Muro di Berlino. Si combatte ancora, a colpi di attacchi informatici e controllo delle informazioni. I protagonisti principali sono gli Stati Uniti e la Cina. Nel mezzo c’è anche la Russia. Gli stati europei, così come tutti gli altri, contano poco o nulla. Barack Obama dice che l’America farà di tutto per assicurare Edward Snowden, la talpa del “datagate”, alla giustizia. Ma Washington nel giro di poco tempo rimedia ben due schiaffi: una dalla Cina, l’altro dalla Russia. Snowden per ora dorme sonni tranquilli (o quasi) e resta a Mosca, in attesa di trasferirsi chissà dove.
Il ministro degli esteri russo Serghiei Lavrov respinge al mittente le accuse di Washington sul ‘datagate’: “Assolutamente infondate e inaccettabili i tentativi di accusare la Russia di violare le leggi americane, quasi in un complotto”. Il capo della diplomazia di Mosca ha poi ribadito che i russi non hanno “nulla a che fare con Snowden, con le sue relazioni con il dipartimento Usa della giustizia o i suoi movimenti intorno al mondo”. Snowden “ha scelto la sua rotta da solo, noi abbiamo saputo dai mass media”, ha aggiunto, precisando che la talpa del datagate “non ha superato il confine russo”.
Intanto il segretario di Stato Usa, John Kerry, chiede alla Russia di mantenere la “calma” e di consegnare agli Stati Uniti Edward Snowden, ricercato per spionaggio, precisando che Washington non cerca lo “scontro”. Kerry, in visita in Arabia Saudita, sottolinea che la consegna dell’ex dipendente della Nsa statunitense è una questione di rispetto della legge.
Anche Pechino si difende. “Non è stato sensato da parte degli Stati Uniti mettere in discussione la gestione di Hong Kong della questione. Una gestione in linea con le leggi vigenti”, ha detto la portavoce del ministero degli Esteri Hua Chunying. “Le accuse contro il governo di Pechino sono senza fondamento. La Cina questo non lo può accettare”, ha aggiunto. A proposito della ‘fuga’ di Snowden il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney, aveva accusato Pechino di “non aver onorato i patti”, mentre il portavoce del dipartimento di Stato ha parlato di una “seria battuta d’arresto” nelle relazioni tra Usa e Cina. Molto duro il giudizio sulla Cina dell’ex segretario di Stato Usa, Hillary Clinton: “Questo tipo di azioni non solo sono dannose per i rapporti tra Stati Uniti e Cina, ma fissano anche un cattivo precedente”, che potrebbe ripercuotersi sugli “intricati accordi internazionali su come i Paesi rispettano le leggi, e in particolare i trattati di estradizione”.
Il braccio di ferro va avanti. Con una breve dichiarazione Vladimir Putin gela gli Stati Uniti: “Snowden è un uomo libero, non ha commesso crimini in Russia”. Poi aggiunge: “Prima sceglierà la propria destinazione meglio sarà”. Fa capire che Mosca non vuole avere a che fare con la talpa. Ma neanche intende consegnarlo agli americani. E assicura: “I servizi segreti russi non hanno mai avuto contatti con lui”.