Obama lancia il patto per la classe media
Al Knox College di Galesburg, in Illinois, Obama ha illustrato la sua ricetta per rilanciare l’economia. Non è un luogo a caso. Nel 2005 è da lì che partì la sua scalata politica con un intervento che lo fece conoscere a milioni di americani.
Lo ha fatto lanciando un piano in cinque punti (i cinque “pilastri”) per rilanciare la classe media negli States e, di conseguenza, l’economia di tutto il Paese. Nel suo lungo discorso al primo posto Obama ha messo il lavoro: “Un’economia che generi buoni posti di lavoro in industrie stabili e in crescita”. Il secondo pilastro è l’istruzione: “Che prepari i nostri ragazzi e i nostri lavoratori per la competizione globale che devono affrontare”. Al terzo posto la proprietà di una casa, “la chiara espressione della sicurezza per la classe media”. A questo punto Obama ha ricordato come durante la crisi milioni di persone abbiano perso la loro proprietà o abbiano visto il crollo del valore della loro abitazione. Secondo il presidente a questi punti bisogna aggiungere un altro elemento su cui puntare per sostenere la classe media: una pensione sicura, cosa che molte famiglie hanno visto svanire a causa della crisi. L’ultimo punto è la sanità, perché “le famiglie della classe media e piccoli imprenditori meritano la sicurezza di sapere che né una malattia né un incidente possono minacciare i sogni che hanno costruito in una vita di sacrifici”.
Obama rispolvera alcuni storici cavalli di battaglia della sinistra e rilancia su un concetto che, in tempi di crisi, può fare presa su chi sta peggio: basta ineguaglianze in America. Il presidente prova a scrollarsi di dosso il torpore che finora ha ammorbato il suo secondo mandato. E per farlo promette che dedicherà “ogni minuto della presidenza” ad un solo obiettivo: rendere il Paese più giusto, sul fronte economico, come su quello sociale. In questa promessa di un’America più giusta Obama punta il dito sugli amministratori delegati che guadagnano di più rispetto al periodo precedente la crisi, mettendo sull’altro piatto della bilancia i milioni di lavoratori che hanno perso il posto e vivono sull’orlo della povertà.
Ci riuscirà? La posta in gioco è altissima e la sfida è a tutto campo per il presidente: “Una parte del nostro carattere, dei nostri valori è a rischio”, sottolineando poi che “le ineguaglianze sono sbagliate non solo moralmente, ma anche economicamente. Creano instabilità, corruzione, cinismo”. Questo passaggio probabilmente non gli sarà mai perdonato dalla destra. Ma Obama gioca le sue carte e fa un discorso di sinistra. Sa bene, d’altro canto, che deve vedersela non solo con i problemi ma anche con il Congresso. Nei cui confronti usa parole durissime: “Se non ci sarà la loro approvazione, andrò avanti da solo. Userò tutta l’autorità che è in mio potere. Combatterò per la classe media, il controllo delle armi, la difesa dei diritti civili, l’ambiente, e per tutte le questioni chiave per il futuro del Paese”. Insomma, Obama promette battaglia. Vedremo quali saranno le sue mosse.
Il sistema fiscale è una delle prime cose che per Obama bisogna rivedere: “Funziona al contrario, con i più ricchi che hanno la maggior parte delle agevolazioni e i più poveri restano le briciole”. Intollerabile poi, prosegue Obama, che “un lavoratore a tempo pieno debba vivere in povertà. La nascita non può decidere il nostro destino, non è nello spirito su cui si fonda la nostra nazione”. Un altro tema che sta molto a cuore del presidente è il sistema universitario: “Dobbiamo fare in modo che i college siano accessibili ad ogni singolo americano. L’istruzione è costosa, ma necessaria. E l’ignoranza costa di più”.
Il nodo centrale del discorso del presidente, su cui insiste più volte, è questo: agli Stati Uniti serve un vero e proprio “patto per la classe media“, per rafforzare il
ceto sociale “che da sempre è il motore dell’economia americana”. Poi lancia un messaggio accorato a tutti gli americani, senza distinzione alcuna: “Non bisogna alzare le mani, non dobbiamo arrenderci a noi stessi”. I cittadini e le istituzioni – dice Obama – “devono agire insieme e mettere da parte gli egoismi”. Riuscirà a convincere i repubblicani a seguirlo, almeno in parte? Il lento avvicinamento alle elezioni di midterm (2014) lascia immaginare che lo scontro, tra destra e sinistra, è solo agli inizi. Dunque Obama dovrà fare da solo. Ma ce la può davvero fare senza il Congresso?
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