Shutdown, il braccio di ferro continua
Barack Obama ha respinto al mittente l’offerta dei repubblicani di sforare il tetto del debito pubblico per sei settimane. Ma nonostante le apparenze è una fumata grigia più che nera. Ci sono, infatti, alcuni spiragli che lasciano intravedere una soluzione positiva allo stallo che si è venuto a creare nelle ultime settimane. Il confronto alla Casa Bianca tra Obama e la delegazione del Gop (una ventina di deputati guidati dallo speaker John Boehner) è stato molto serrato ma, al tempo stesso, produttivo. Era quasi scontato che il presidente non avrebbe accettato, visto che la proposta di fatto non prevedeva il superamento dello shutdown e quindi, in buona sostanza, teneva bloccate le mani al Tesoro. Eric Cantor, capogruppo repubblicano alla Camera, ha descritto l’incontro “utile e produttivo’”, sottolineando che si continuerà a trattare. Nessuna intesa, dunque, ma le “colombe” continuano a lavorare. Dopo Cantor anche la Casa Bianca ha diffuso un comunicato, molto prudente, in cui si conferma che non è stata presa ancora alcuna decisione ma che c’è la buona volontà, da parte del presidente, di “fare progressi continuando il confronto con tutti i gruppi di Capitol Hill’’. Al contempo l’amministrazione Usa ribadisce la condicio sine qua non: porre fine allo shutdown e riaprire, dunque, tutte le attività dello Stato federale. Anche se l’emergenza numero uno è scongiurare il default che, come sottolineano molti analisti, produrrebbe effetti nefasti sull’economia, peggiori della crisi del 2008.
Il braccio di ferro cui assistiamo non è solo tra repubblicani e democratici. La lotta è interna agli stessi partiti, tra i falchi e le colombe. I repubblicani che si sono spesi nella trattativa, arrivando a proporre il rinvio di 6 settimane, devono fronteggiare le durissime critiche dei “falchi”, i deputati del Tea Party, che non ci pensano nemmeno ad approvare un rinvio sul debito. Molti di loro, anzi, negano che il default possa avere effetti devastanti per l’America. Ma anche nel partito di Obama non fila tutto liscio: senza un preciso accordo che ponga fine allo shutdown al Senato i democratici non accetterebbero mai un’intesa sul debito. Serve uno sforzo di fantasia e capacità di imporre la propria leadership. Riuscirà Obama a superare questo difficile scoglio?