Si è parlato molto, in Italia, della vittoria di Bill De Blasio a New York. Ma c’è un altro risultato elettorale molto importante in America: la conferma di Chris Christie nella carica di governatore del New Jersey, uno stato tradizionalmente blu (cioè democratico). Cinquantuno anni, avvocato, anche lui di origini italiane (tramite la madre), accetta qualsiasi critica – anche sul suo peso – tranne una: non gli dite mai che è un Rino (Republican in name only– repubblicano solo di nome), potrebbe arrabbiarsi molto. Si considera e si comporta come un repubblicano moderato. E’ un tipo pgragmatico che non ama le crociate ideologiche. Forse è anche per questo che ha vinto (nel 2009) ed è stato confermato quest’anno in uno stato filo democratico. Ma questo suo essere tiepido di fronte a certi temi lo fa stare antipatico ai Tea Party. Lui non se ne cruccia e ribatte: “Chiamatemi come volete. Io so chi sono. Troppi nel nostro partito sono interessati a vincere più le dispute interne che le elezioni. Ma se se non vinci le elezioni non governi”. E provate a dare torto a “un conservatore – parole sue che ha governato come un conservatore in uno stato democratico”.

Time ha dedicato la copertina a Christie, titolando in questo modo: “L’elefante nella stanza”. Segno che il trionfatore del New Jersey ormai non può essere più ignorato – come leader nazionale – malgrado ufficialmente non se ne parli. Il tema però è aperto: Christie ce la farà (e come?) a battere i suoi avversari e conquistare la leadership del Grand Old Party?  Anche Politico.com dedica un’ampia analisi al governatore, paragonando la sua parabola politica a quella di Bill Clinton, che negli anni ’80 trionfò nell’Arkansas, stato del sud ancorato a destra. Divenendo, più tardi, presidente degli Stati Uniti. La forza di Christie, sottolinea Politico, è quella di attirare voti fuori dal partito repubblicano. Serve anche questo, ai repubblicani, per tornare a vincere. E un dato conferma la forza di Christie: alle ultime elezioni ha ottenuto il voto del 66% degli elettori indipendenti e circa il 30% di quelli democratici, il tutto conservando il 93% del consenso repubblicano. Insomma, piace ai suoi e non solo… Tra le minoranze, ha fatto breccia nel 50% e oltre dei latinos e nel 25% dell’elettorato afroa-americano. Anche questo, ripensando ai dati dell’ultimo scontro Obama-Romney, non è un dato da sottovalutare.

 

 

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