Di mestiere non fa l’indovino, ma solitamente azzecca con precisione impressionante l’esito delle elezioni. Nate Silver è uno specialista del settore: si basa sull’analisi di centinaia di sondaggi (stato per stato) e prende in esame parametri sociali, economici e persino storici. Trentasei anni, laureato in economia, nel 2008 indovinò l’esito delle presidenziali 49 stati su 50. L’unico stato dove fece cilecca, l’Indiana, fu vinto da Obama per un solo punto percentuale. Silver ha concesso il bis nel 2012: controcorrente rispetto a molti sondaggisti, evidenziò che il presidente era largamente in vantaggio, con il 90,9% di possibilità di vincere (indovinando 50 stati su 50). E in effetti Obama vinse a mani basse. Le sue previsioni sono così precise che il blog che ha aperto (prima sul New York Times, ora è autonomo), FiveThirtyEight, è uno dei più seguiti in America da chi segue la politica.

Ovviamente le previsioni non si concentrano solo sulle presidenziali. Ora l’attenzione è concentrata sulle elezioni di Midterm (si eleggono i 435 membri della Camera dei Rappresentanti e un terzo dei 100 membri del Senato). Per Silver il Partito repubblicano ha il 60% di probabilità di prendere il controllo di entrambe le camere. Grosse difficoltà, dunque, per i democratici, la cui caduta libera va avanti dalla scorsa estate e sembra non arrestarsi. E rispetto al 2010 e al 2012 il partito repubblicano – secondo Silver – ha fatto una selezione migliore dei candidati, salvo alcune eccezioni. Bisogna però tenere conto di una cosa: le elezioni di Midterm si terranno a novembre, tra sette mesi. E in sette mesi può accadere di tutto. L’emittende tv Abc ha dedicato un bel servizio al guru delle previsioni. Con fare sicuro Nate Silver ha illustrato i propri dati scrivendo con un pennarello rosso su una lavagnetta. In un altro schemino che ha pubblicato, invece, mostra le previsioni stato per stato, con i candidati in vantaggio (e relative percentuali) e le sfide ancora aperte.

Nate Silver, come dicevamo, basa le sue stime non solo sui sondaggi. Anzi, i sondaggi sono sono una parte dei numeri che prende in esame. Vediamo quali sono gli altri fattori: contesto politico nazionale (il gradimento nei confronti del presidente e il trend politico nazionale). Le qualità dei candidati: non si guarda tanto il cv ma alcuni dati più “misurabili”, come ad esempio i fondi raccolti (facendo attenzione anche ai contributi individuali versati dagli elettori). Si dà una stima anche all’ideologia dei candidati, tenendo conto delle loro prese di posizione su temi di un certo rilievo pubblico e confrontando questi dati col punto di vista degli elettori sul medesimo argomento. Si misura poi la “partigianeria di Stato“: alcuni sono storicamente più orientati a destra o a sinistra; ogni volta che si vota si cerca di verificare quanto ci si sia discostati rispetto alla media nazionale. Tempo in carica: un candidato uscente può anche essere impopolare ma, di solito, gode di un certo vantaggio (anche a questo, ovviamente, si cerca di dare un “peso”). Alla fine, facendo una media ponderata di tutte le variabile, arriva la previsione. Avrà visto bene anche stavolta il Nostradamus della politica a stelle e strisce? In casa democratica fanno gli scongiuri. Molto dipenderà anche da quanti elettori andranno a votare. La disaffezione è molto alta e potrebbe punire il partito del presidente.

Nate Silver usa la lavagna per mostrare le sue previsioni

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