11 Settembre, il museo non rispetta l’Islam?
Gli Stati Uniti faticano ancora molto a liberarsi dallo spettro dell’11 Settembre. Prova ne è l’ultima forte polemica scoppiata intorno al museo in ricordo delle vittime degli attacchi alle Torri gemelle, il National September 11 Memorial Museum, che verrà aperto tra pochi giorni alla presenza di Barack Obama, dei parenti delle vittime, dei sopravvissuti, dei primi soccorritori e dei cittadini. L’attesa per l’inaugurazione è stata oscurata da una polemica culturale-religiosa che, per certi aspetti, ha del surreale. Vediamo meglio di cosa si tratta. Alcuni religiosi musulmani sostengono che un documentario proposto ai visitatori del museo legherebbe ingiustamente l’Islam al terrorismo. Si tratta di un filmato di circa sette minuti che racconta la storia di al Qaeda dai primi attentati fino all’11 Settembre e utilizza termini come “estremisti islamici” e “jihadismo”. Non l’abbiamo visto e quindi non siamo in grado di esprimere un giudizio fondato sull’argomento. Ma se, come pare, il dito venisse puntato non tanto contro l’Islam (tutto l’Islam) ma solo contro gli estremisti che hanno armato i terroristi, non ci sarebbe nulla di male. Secondo il Council on American-Islamic Relations (Cair) però non c’è alcuna differenza: “Questi termini, in particolare per il modo generalizzato con cui vengono impiegati nel film, equiparano Islam e terrorismo e comportano il rischio di disinformare i visitatori del museo, in particolare chi non conosce l’Islam”. Il Cair ha quindi invitato tutti gli americani a fare pressione sui leader politici affinché facciano rimuovere la “terminologia anti Islam” prima che il museo apra al pubblico.
Come segno di protesta Sheik Mostafa Elazabawy, l’imam del Centro Masjid Manhattan, lo scorso mese si è dimesso dal gruppo consultivo di religiosi interconfessionali del museo. Subito è arrivata la risposta di Michael Frazier, portavoce del museo: “Non intende essere un film sull’Islam o in alcun modo generalizzare che i musulmani siano terroristi”. Ma è servito a poco, la polemica infatti non si placa.
C’è anche un altro gruppo che ha protestato duramente, ma per un motivo completamente diverso: lo spostamento dei resti delle vittime non identificate degli attentati in una zona sotto il museo. Decine di familiari delle vittime si sono coperti la bocca con delle strisce di stoffa nera, dopo che sabato le autorità di New York hanno trasferito i resti di 1.115 vittime non identificate dall’ufficio del medico legale della città in uno spazio sotto il museo. Posizionare i resti sotto Ground Zero, sostengono i parenti, è irrispettoso nei confronti delle vittime. Ma è davvero così? Oppure mettere quei poveri resti proprio sotto il museo è il modo migliorare per ricordarli?