Foley, soltanto un giornalista
“Chi ha fatto questo gesto dovrà affrontare la giustizia in un modo o nell’altro”. Con queste parole Eric Holder, segretario all Giustizia degli Stati Uniti, ha parlato della barbara uccisione di James Foley, il giornalista americano decapitato dai miliziani dell’Is, l’autoproclamatosi Stato Islamico che fa capo ad Abu Bakr al-Baghdadi. Dopo aver ricordato che il dipartimento di Giustizia ha aperto un’indagine sull’uccisione di Foley, Holder ha aggiunto questo: “Ha fatto la cosa che rende la nostra società grande, ha fatto il giornalista, ha informato”.
Prima di decapitare il giornalista i militanti dell’Is avrebbero cercato di ottenere un riscatto di vari milioni di dollari per il suo rilascio. È quanto riporta il New York Times, secondo cui Washington ha rifiutato di pagare, a differenza di altri Paesi europei che hanno versato le somme richieste pur di salvare la vita dei propri concittadini. Come fa sapere il Pentagono le forze speciali Usa tentarono di salvare Foley e altri americani tenuti in ostaggio in Siria, ma la missione fallì perché gli ostaggi non si trovavano nel luogo in cui i corpi speciali erano intervenuti. Il New York Times cita fonti dell’amministrazione Obama che hanno parlato di una “operazione complicata” tenutasi quest’estate, una missione segreta autorizzata da Obama in cui decine di militari sono stati paracadutati da elicotteri in una remota zona della Siria. I soldati non hanno trovato i prigionieri, ma sono stati coinvolti in uno scontro a fuoco.
Molto dure le parole di Obama, che ha risposto alla sfida lanciatagli dai terroristi nel video in cui mostrano l’esecuzione del giornalista: “Quando viene fatto del male a degli americani, ovunque nel mondo, noi facciamo ciò che è necessario per far si che venga fatta giustizia”. Per loro, ha detto il presidente Usa riferendosi ai terroristi, “non c’è posto nel 21° secolo, elimineremo questo cancro”.
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