Obama sta limando gli ultimi dettagli prima di annunciare (mercoledì) il piano di battaglia contro l’Isis in Iraq e in Siria. Un piano che sarà articolato in tre fasi e durerà alcuni anni. Il New York Times, citando fonti dell’amministrazione statunitense, parla di tre anni. L’impegno potrebbe durare per tutto il resto del mandato di Obama. La prima fase, limitata ai raid aerei, è in atto e sta dando buoni risultati. La seconda partirà non appena l’Iraq avrà formato un nuovo governo: si concenterà sull’addestramento e sull’equipaggiamento dei militari irachene, dei combattenti curdi (forse anche di alcuni gruppi sunniti). La fase finale – come sottolinea ancora il Nyt – è quella della distruzione dell’esercito islamico nei suoi santuari siriani, e potrebbe non essere completata prima dell’avvento della prossima amministrazione.

Il presidente Usa ha ribadito che non invierà truppe di terra: “Non si tratta certamente di inviare 100.000 soldati americani”, ha precisato Obama in un’intervista all’Nbc per rassicurare l’opinione pubblica, “piuttosto di una campagna antiterrorismo come quella che abbiamo adottato negli ultimi sei-sette anni. Il nostro obiettivo – ha detto – è quello di dar vita a una coalizione internazionale” che riesca a “fiaccare l’Is, contenere la sua avanzata sul territorio e poi sconfiggerlo”.

Difficile poter affermare che siamo di fronte all’ennesima guerra che l’Occidente intende scatenare per smuovere l’economia e affermare il proprio potere in una zona geopolitica strategica (per via del petrolio). I massacri dell’Isis sono sotto gli occhi di tutti e i tagliagole vanno fermati, prima che sia troppo tardi. Almeno che si pensi che è necessario convivere con questi brutali assassini.

Il Giornale.it e i cristiani perseguitati

Aiutare le forze che, sul campo, possono creare un argine all’avanzata dell’Isis è doveroso. Così com’è doveroso che la stampa racconti i massacri subiti dai cristiani in Iraq (e non solo). Per questo mi permetto di segnalare l’iniziativa portata avanti dal Giornale.it, basata sul crowdfunding (ogni lettore con il proprio contribuito, piccolo o grande che sia, permette di coprire il costo dell’inchiesta). L’iniziativa, per chi non la conoscesse, si chiama “Gli occhi della guerra“. L’obiettivo che ora si prefigge il Giornale.it è mandare alcuni reporter in Iraq, Siria, Pakistan e Nigeria per raccontare il martirio di chi viene ucciso per la propria fede. Una cosa inaudita che ci riporta indietro di secoli. Cliccate per saperne di più e, se volete, per dare il vostro contributo.

 

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