Sì definitivo del Senato americano (78 voti a favore, 22 contrari) alla risoluzione che autorizza l’appoggio ai ribelli siriani anche con armi e addestramento. Il piano, già approvato dalla Camera dei rappresentanti mercoledì, non dà carta bianca al governo ma richiede all’amministrazione di riferire al Congresso ogni 90 giorni sulla sua esecuzione, il numero dei combattenti addestrati, la selezione dei gruppi siriani che usufruiscono degli aiuti e l’uso di armi e attrezzature consegnate.  Il progetto di legge non comprende crediti aggiuntivi per finanziare l’operazione e precisa chiaramente che esso non costituisce in alcun caso un’autorizzazione per il dispiegamento di soldati americani in Siria.

Il voto è stato bipartisan: diversi repubblicani si sono schierati infatti con Obama, mentre alcuni democratici si sono opposti al provvedimento, perché nonostante le rassicurazioni temono che le forze di terra americane possano essere coinvolte in un nuovo conflitto nel Medioriente.

“Giustizia sarà fatta e l’Isis verrà distrutto”, ha detto soddisfatto Barack Obama parlando di nuovo agli americani in diretta tv. Il concetto espresso dal presidente è sempre lo stesso: “Quando vengono colpiti cittadini americani, quando si minacciano gli Stati Uniti questo non ci divide, ma ci unisce”. Dopo l’ok dei vertici militari Usa al piano della Casa Bianca e del Pentagono, il via libera ai bombardamenti è imminente. Dovrebbero essere bombardamenti mirati, limitati a obiettivi ben precisi, simili ai raid antiterrorsimo condotti dai droni in Yemen e Somalia. Ma per sconfiggere l’Isis l’attacco dal cielo non basta, servono anche le forze via terra. E se gli Usa non vogliono mandare uomini per non impantanarsi nella terza guerra in dieci anni, occorre aiutare qualcuno che sul posto c’è già e combatte. Quindi la soluzione resta una: inviare armi ai gruppi filo-occidentali che in Siria stanno combattendo i jihadisti di al Baghdadi. “Attrezzare ed equipaggiare l’opposizione siriana è fondamentale, un elemento chiave della nostra strategia”, ha spiegato Obama, ribadendo però un punto: “Le truppe Usa non saranno impegnate in missioni di combattimento”.

Intanto va avanti il lavoro diplomatico per rafforzare la coalizione internazionale che combatterà l’Isis: “Hanno già aderito oltre 40 Paesi, anche arabi”, ha ricordato Obama, che la prossima settimana in occasione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, cercherà di convincere di persona altri leader ad appoggiare la coalizione.

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