Se l’Isis è diventato così forte la colpa è anche di Obama. A dirlo, in un’intervista sulla Cbs, è Leon Panetta, per un anno e mezzo segretario della Difesa di Obama.  La tesi di Panetta non si limita a una generica accusa ma è circostanziata:  la crescita degli estremisti dell’Isis è stata in parte dovuta alla decisione del presidente degli Stati Uniti di non armare in passato i ribelli moderati in Siria. “Il punto fondamentale era capire come sviluppare un gruppo che prendesse la leadership dell’opposizione. La mia opinione è che avremmo dovuto fornire le armi e l’addestramento in modo che lavorassero con noi” per deporre Assad, ha detto Panetta, ricordando il dibattito che si sviluppò negli Usa nel 2012. Il presidente, ha aggiunto Panetta, era preoccupato che le armi potessero finire nelle mani sbagliate. Un timore “che capisco” ma è anche vero che “devi cominciare da qualche parte. Credo che in parte paghiamo il prezzo per non averli aiutati” ha aggiunto Panetta, che per oltre due anni, tra il 2009 e il 2011, è stato direttore della Cia.

Ma ora che si può fare? Panetta è convinto che “ci vorrà molto tempo” per sconfiggere l’Isis, “pericoloso e fanatico” come al Qaeda. Gran parte della responsabilità della situazione venutasi a creare in Iraq, dove ormai più di un terzo del territorio è controllato dagli estremisti, è da attribuire al primo ministro Nouri al-Maliki, che ha isolato i sunniti dalla vita sociale e politica del Paese. Panetta si sofferma poi sulla decisione degli Usa di ritirarsi dall’Iraq: “Credevo veramente che fosse per noi importante mantenere una presenza in Iraq”, anche perché sarebbe stato un modo per fare pressioni su Maliki e “costringerlo a fare le cose giuste”.

Ma gli americani cosa pensano della strategia di Obama per sconfiggere l’Isis? Un recente sondaggio Wsj/Nbc rileva che per il 61% degli elettori è interesse del Paese attaccare l’Isis. Stima confermata da un altro sondaggio del Washington Post, in base al quale il 71% degli americani è a favore dei raid aerei in Iraq (un mese fa era favore il 54%, a giugno il 45%). Mostrare i muscoli, dunque, potrebbe rafforzare i democratici. Anche le elezioni (di Midterm a novembre e fra due anni le presidenziali) si giocheranno anche su altri temi: economia, lavoro, immigrazione, ecc.

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