Una montagna di dollari per la Casa Bianca
Quelle del 2016 saranno le presidenziali più care di tutta la storia. Ormai, però, l’asticella viene spostata verso l’alto ogni volta che si va a votare, senza distinzioni tra candidati di destra e di sinistra. Per vincere ci vogliono soldi, tanti soldi, anche se da soli non bastano. La storia degli Stati Uniti del resto è piena di miliardari che non sono riusciti non solo a diventare presidenti ma neanche a ottenere la nomination. Ma torniamo alla campagna 2016.
I donatori mobilitati dai fratelli Koch (Charles e David, nella foto), miliardari che con il loro gruppo fatturano circa 106 miliardi di dollari, hanno intenzione di spendere poco meno di 900 milioni di dollari per cercare di condizionare la corsa per la Casa Bianca. I Koch hanno illustrato il loro aggressivo piano di fundraising a Palm Springs, California, al ritiro annuale di donatori che fanno capo ai SuperPac “Freedom Partners“, “American for Prosperity” e “Concerned Veterans for America“. Considerati i grandi burattinai della destra americana, attraverso vari think tank e fondazioni, hanno interessi nel petrolio, gas, raffinerie chimiche, polimeri e fibre in 45 stati dell’Unione e circa 30mila dipendenti.
Ma i fratelli Koch quale candidato vorrebbero? Semplice, uno che sia in grado di portare a casa il risultato, ovvero conquistare la Casa Bianca. A Palm Springs hanno invitato cinque potenziali candidati: il governatore del Wisconsin Scott Walker e i senatori Marco Rubio, Rand Paul e Ted Cruz. Spiccavano le assenze di Jeb Bush e Mitt Romney. Non sono stati invitati perché sono considerati troppo moderati.
Obama risale nei sondaggi
Intanto la popolarità del presidente americano torna a crescere. Ad approvare l’operato di Barack Obama, secondo un sondaggio Gallup, è ora è il 50% dei cittadini americani. Un tasso così elevato di consenso non si vedeva dal giugno 2013 (il presidente è bocciato dal 45% dei cittadini). Solo tre mesi fa, a metà ottobre, era pari ad appena il 39% la percentuale di gradimento nei confronti del Commander in Chief, solo un misero punto percentuale in più del suo picco negativo (38%) raggiunto nel mese di settembre 2014. Obama beneficia dell’effetto traino dell’economia e dei risultati tutto sommato incoraggianti nella dura lotta contro l’Isis in Siria. Anche se la minaccia mondiale del terrorismo (vedi attentati in Francia) continua a preoccupare gli americani.