Immigrati, colpi bassi tra i Repubblicani
La sparata contro gli immigrati messicani, definiti “trafficanti di droga e stupratori”, è costata cara a Donald Trump, con contratti saltati e aziende che lo hanno scaricato. Ma continua a fare notizia, dividendo il campo repubblicano. Ted Cruz, senatore del Texas, spezza una lancia a favore di Trump, riconoscendogli il merito di aver portato la questione dell’immigrazione illegale al centro del dibattito. “Ha una maniera colorita di esprimersi – ha detto Cruz – non mi appartiene, ma non verrò trascinato nella trappola mediatica di scagliarmi contro gli altri repubblicani”. Di tutt’altro avviso è Jeb Bush, la cui moglie Columba è messicana: per lui le parole di Trump sono “straordinariamente brutte” e “molto lontane dal pensiero della media dei repubblicani”. Rick Santorum, pur prendendo le distanze dal suo modo di esprimersi, sostiene che Trump abbia evidenziato una questione molto importante. Il texano Rick Perry invece non ha dubbi: “Donald Trump non rappresenta il partito repubblicano”. Anche Marco Rubio condanna senza esitazione le parole del milionario, sottolineando che “non solo sono offensive e inaccurate, ma anche divisive”. Anche Chris Christie, amico di lunga data di Trump, prende le distanze: “I suoi commenti sono stati inappropriati e non hanno spazio nella campagna. Siamo amici da 13 anni ma a volte anche i buoni amici dicono cose con cui non si è d’accordo” . Critici anche Mike Huckabee, Bobby Jindal e l’ex governatore di New York George Pataki.
La scelta dio alzare i toni, arrivando alle offese, ha favorito Trump sul fronte dei sondaggi. Stando alla rilevazione nazionale condotta dalla Cnn, che vede Jeb Bush in testa, Trump guadagna posizioni. Lo stesso dato emerge da un sondaggio della Quinnipiac University in Iowa, il piccolo stato del Midwest che ogni quattro anni diventa importante perché apre il cammino delle primarie. Trump infatti ha il 10% dei favori degli elettori repubblicani dello Stato, dietro Bush all’11%, e pari merito con Scott Walker (il governatore del Wisconsin formalizzerà la sua candidatura il 13 luglio). L’exploit di Trump nei sondaggi fa sorridere i democratici, che sarebbero ben contenti che Trump potesse vincere le primarie, considerata l’importanza elettorale ha il voto ispanico (che di certo non gradirebbe la candidatura del miliardario e, probabilmente, deciderebbe di boicottarlo). Reince Priebus, presidente del Republican National Committee, consapevole del problema ha detto che le parole di Trump “non sono d’aiuto” agli sforzi del partito di raggiungere questo elettorato, tradizionalmente democratico. “Ma – ha aggiunto – noi non possiamo scegliere chi si candida”. Negli Stati Uniti, infatti, a scegliere i candidati sono i cittadini non le segreterie di partito.