Fidel Castro presenta il conto a Obama
L’apertura di Obama a Cuba resterà nella storia, così come la frase del presidente Usa, “todos somos americanos“. Ora però è tornato a farsi vivo Fidel Castro, e nonostante gli 89 anni di età e le condizioni di salute non proprio buone, l’ex lìder maximo sembra intenzionato a rompere le uova nel paniere alla Casa Bianca. In un articolo pubblicato sui giornali locali, alla vigilia della visita all’Avana di John Kerry, Castro scrive che gli Stati Uniti devono a Cuba un indennizzo di “molti milioni di dollari” a causa dell’embargo commerciale imposto più di cinquant’anni fa, proseguendo che gli “argomenti sono inconfutabili” e già denunciati da Cuba all’Onu. “A Cuba – afferma Castro – è dovuto un compenso equivalente ai danni che ammontano a molti milioni di dollari, come il nostro Paese ha dichiarato con argomenti inconfutabili e dati in tutti i suoi discorsi alle Nazioni Unite”. Castro non dice a quanto ammonterebbe esattamente il risarcimento che Washington dovrebbe all’Avana. Potrebbe essere una mossa a effetto volta ad anticipare la richiesta di risarcimento americana per i beni di proprietà, prevalentemente immobiliari, confiscati quando Castro prese il potere sull’isola caraibica.
Nell’articolo, intitolato “La realtà e i sogni”, Castro ricorda “le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki”, sottolineando che “il territorio e le industrie Usa” non vennero raggiunti dalla guerra e gli Stati Uniti divennero così “il paese più ricco e meglio armato della terra”. “Quasi tutto l’oro del mondo” finì a Washington, aggiunge Fidel, ricordando inoltre che gli Usa non rispettarono gli accordi di Bretton Woods e la “violazione” da parte di Richard Nixon “degli impegni presi da Franklin Delano Roosvelt”. “Noi non smetteremo mai – conclude l’ex presidente cubano – di lottare per la pace e il benessere di tutti gli esseri umani”.
Molto probabilmente si arriverà ad una mediazione, con le due parti che rinunceranno a quanto rivendicato, trovando un accordo in grado di far passare i reciproci mal di pancia (tra l’altro Fidel di fatto non ha più alcun potere, tutto nelle mani di suo fratello Raul). Resta però aperto il “nodo” politico. Ed è inevitabile che il conto che Fidel ha presentato a Obama condizionerà – e non poco – la campagna elettorale negli Stati Uniti.