Hillary Rodham ClintonMessa alle strette dalle polemiche sull’emailgate, il controverso utilizzo di un account privato di posta elettronica mentre era a capo della diplomazia Usa, e le voci sui troppi favori fatti alla sua assistente Huma Abedin, Hillary Clinton si trova ancora nettamente in testa rispetto al suo sfidante più vicino, il senatore democratico Bernie Sanders, con circa 20 punti di vantaggio. La distanza è ancora tale da far dormire sonni tranquilli all’ex firs lady. Ma la popolarità di Hillary sta scendendo tra i democratici, come rivela l’ultimo sondaggio di Reuters/Ipsos. Al terzo posto, anche se non ha ancora deciso se candidarsi o meno, il vice presidente Joe Biden, con il 16% (contro il 10% di un mese fa). Ma è presto e tutto ancora può succedere. Sul fronte repubblicano è ancora più marcata la distanza tra Donald Trump, in testa ai sondaggi con il 33%, e Mike Huckabee, che ha il 12% dei consensi.

Hillary si sente ancora molto forte. E fa di tutto per ostentare questa sicurezza, perché anche un minimo tentennamento per lei vorrebbe dire rischiare grosso. Così l’ex segretaria di Stato va all’attacco dei repubblicani, e prende di mira quello che, allo stato attuale, è il front runner del partito dell’elefante. Lo fa con una battuta velenosa: “Il partito di Lincoln è diventato il partito di Trump”. L’ha pronunciata nel suo intervento alla riunione estiva della Democratic National Committee, ironizzando sul suo rivale repubblicano nella corsa per la Casa Bianca. Come se la nomination ormai fosse cosa fatta per due i candidati in testa ai sondaggi nei rispettivi partiti. Nessun accenno a Joe Biden, come se non esistesse. Un’altra prova di forza alla vigilia della convention democratica: Hillary ha inviato ai delegati non uno ma addirittura quattro promemoria, indicando la sua forza e gli endorsement ricevuti nei primi stati in cui si voterà alle primarie (Iowa, New Hempshire, South Carolina e Nevada), e annunciando una lunghissima serie di raccolte fondi. Tanto per sottolineare, a buon intenditor, di quali armi lei disponga.

“Stiamo lavorando duramente pr assicurarci il maggior numero possibile di supporter: tutto dipende da come si mettono insieme i numeri per assicurarsi la nomination”, ha detto la Clinton rispondendo ai giornalisti a margine del summit Dnc, in una sorta di avvertimento subliminale ai simpatizzanti di Biden. Ma torniamo al duello Clinton-Trump, che per un attimo dalla politica si sposta sul campo “tricologico”. La Clinton esprime solidarietà, al suo avversario, per gli infiniti attacchi da lui ricevuti in merito all’ormai famigerato “riporto” nei capelli (che per qualcuno è un toupet). “Anch’io sono sempre stata criticata per i capelli e dunque posso capire cosa stia passando – ha scherzato l’ex first lady – comunque, se volete saperlo, posso dirvi che i miei capelli sono veri ma il colore non lo è”.

Trump Proves Hair is RealTrump non si adombra più del dovuto. “Non ho il toupet, lo giuro – dice durante un comizio al centro congressi di Greenville (South Carolina) – ma ammetto di usare la lacca”. Poi il colpo di teatro. Chiama sul palco una donna a cui mostra, a distanza di pochi centimetri, i capelli, piegandosi leggermente con la testa in avanti. Sembrerà strano, ma con tutti i problemi che hanno gli Stati Uniti l’attenzione di molti (persino del New York Times) va al parrucchino, vero o presunto, di un candidato.

 

 

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