ScottWalkerStavolta a fare notizia non è l’ennesima sparata di Donald Trump, o qualcuno che gli risponde per le rime. Le cronache registrano il ritiro dalla corsa delle primarie di un candidato importante, il governatore del Wisconsin Scott Walker. La notizia viene data in anteprima dal New York Times, che cita fonti repubblicane a conoscenza della decisione. Walker ha convocato a sorpresa una conferenza stampa a Madison, nel Wisconsin, per comunicare la decisione. Corsa finita, dunque, per il 48enne governatore noto per le durissime battaglie ingaggiate (e molte vinte) coi sindacati.

Walker è il secondo candidato che si ritira dall’affollato campo delle primarie repubblicane, dopo che dieci giorni ha lasciato la corsa l’ex governatore
del Texas, Rick Perry. Ora sono 15 i candidati repubblicani rimasti in campo, con Trump da settimane in netto vantaggio su tutti.

Ma cosa ha determinato la decisione di Walker uscire di scena quando ancora mancano 4 mesi dall’inizio della corsa? Le ragioni sono essenzialmente due, legate l’una all’altra. I sondaggi assai poco rassicuranti e le difficoltà economiche. Entrato in scena a luglio come beniamino della base conservatrice dei repubblicani, e grazie al pollice alzato di alcuni importanti donatori, portava in dote le storiche battaglie vinte contro i sindacati nel suo stato, storicamente di sinistra. L’inizio promettente della campagna, però, è stato ben presto “macchiato” da prestazioni opache nei primi due confronti con gli altri candidati, al punto che si sono rapidamente raffreddati gli entusiasmi sul suo conto e le finanze, già magre, rapidamente si sono prosciugate. Walker di certo non poteva permettersi di arrivare alle sfide dell’Iowa e del New Hampshire con le casse vuote, rischiando di rimediare (anche ma non solo per questo) una pessima figura in termini di consenso.

A convincere Walker a farsi da parte pare non sia stato il sondaggio nazionale, che lo vedeva fanalino di coda tra i repubblicani. Ha pesato soprattutto il dato dell’Iowa, che lo vedeva inchiodato ad un misero 1,8%, distante anni luce non solo da Trump (28,5%) ma anche da Carson (18,8%), Bush (7,8%), Rubio (7,3%) e Fiorina (6,3%). Nemmeno la bacchetta magica avrebbe potuto garantire la risalita con un distacco simile, visto e considerato che proprio l’Iowa avrebbe dovuto essere, nelle intenzioni, una sorta di trampolino di lancio (se non con una vittoria almeno un piazzamento nei primi posti).

Walker ha subito un pesante danno d’immagine anche per alcune dichiarazioni rese alla stampa, come ad esempio quella sulla cittadinanza per diritto di nascita, in cui ha fornito ben tre versioni diverse nel giro di sette giorni (insomma, come la pensa davvero?). 

Un po’ di soldi Walker li aveva raccolti (circa 20 milioni di dollari con il suo super-PAC nel primo semestre del 2015), ma le prospettive future non erano delle più rosee, visto il magrissimo consenso rilevato dai sondaggi. L’uscita di scena di Walker ora scatenerà una feroce corsa verso i suoi sostenitori, soprattutto la famiglia di Todd Ricketts, proprietario dei Chicago Cubs (baseball), uno dei più generosi nei confronti del governatore del Wisconsin.

Walker paga le ottime performance di politici non professionisti, come il miliardario Donald Trump, il medico Ben Carson e l’ex ceo di Hewlett-Packard Carly Fiorina. Sono loro tre la vera sorpresa di questa sfida repubblicana. Basti pensare che nella scorsa primavera Walker galvanizzava la destra dell’Iowa, veleggiando sicuro al primo posto, mentre dopo pochi mesi è precipitato sotto un misero 2%.

“Mi ritiro per fermare Trump”

“Oggi credo che sia stato chiamato ad aiutare a sgombrare il campo di questa corsa in modo che un messaggio chiaro, conservatore possa arrivare in testa. Con questo obiettivo, sospendo la mia campagna con effetto immediato”, ha detto Walker in una conferenza stampa a Madison. “Io incoraggio altri candidati repubblicani a fare la stessa cosa in modo che gli elettori si possano concentrare su un numero limitato di candidati che possano offrire una positiva alternativa conservatrice all’attuale front runner”. Walker ha fatto riferimento, senza mai nominarlo, a Donald Trump, la cui ascesa nei sondaggi preoccupa l’establishment repubblicano. “Questo è d’importanza fondamentale per il futuro del nostro partito, ed, ancora più importante, per il futuro del Paese”, ha aggiunto il governatore del Wisconsin.

 

 

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