Trump e Carson? No, Hillary teme Bush
In attesa del terzo dibattito tra i candidati repubblicani in corsa per la Casa Bianca, Donald Trump è costretto a rincorrere Ben Carson (vedi ultima rilevazione del New York Times e di Cbs News): “Negli Stati Uniti – dice il miliardario alla Cnbc – sono mancati i leader, in entrambi i partiti, e per questo la nostra nazione ora è meno al sicuro e in un mondo più instabile. Gli americani meritano un leader reale alla Casa Bianca e le scelte che devono fare in questa campagna presidenziale sono chiare”.
Trump, simbolo dell’antipolitica (come anche Carson) torna ad attaccare l’establishment, contro cui punta il dito: “Politici senza leadership e con l’unico obiettivo di pensare ai propri interessi e non a quelli dei cittadini. È ora di cambiare”. Non dimentica, però, di essere un candidato repubblicano e proprio per questo va all’attacco dell’amministrazione Obama: “Date un’occhiata all’accordo nucleare o a come stiamo affrontando le cose in Medio Oriente o al nostro confine meridionale, in Siria o in Ucraina. Il nostro governo – ha aggiunto – è ‘troppo grande per farcela’, per questo dobbiamo organizzare meglio le nostre risorse. Il modo migliore è di portare a Washington i migliori leader”. Poi Trump traccia l’identikit del leader perfetto: non solo deve essere competente, ma anche “altruista, deciso e coraggioso. Una scelta dura con un campo (quello repubblicano, ndr) con tanti politici. Ma quando si parla di leadership, c’è solo una chiara scelta da fare. Unitevi a me”. E per fare cosa ripete il suo slogan: “Per rendere di nuovo grande l’America”.
In Iowa, intanto, Trump è stato duramente contestato. Centinaia di studenti, insegnanti e altri cittadini di Sioux City hanno protestato contro il suo intervento in un liceo, sostenendo che la sua retorica sugli immigrati violi la politica anti-bullismo della scuola. I manifestanti si riferivano ai commenti di Trump che lo scorso luglio parlando degli immigrati illegali, e in particolar modo quelli messicani, li aveva bollati come “criminali, trafficanti di droga e stupratori”. Ismael Valadez, organizzatore della protesta, ha fatto notare che “gli studenti latino-americani vengono molestati e subiscono atti di bullismo dopo i commenti di Trump”. Ed ha aggiunto: “Il tycoon fa credere che dire certe cose va bene. Ma non va affatto bene”. All’interno della scuola almeno duemila persone hanno accolto Trump, di ritorno in Iowa dopo gli ultimi sondaggi per lui negativi, che lo danno dietro Carson. Davanti alla platea il miliardario ha tenuto un atteggiamento quasi umile e ha lanciato un appello ai suoi sostenitori chiedendogli di aiutarlo a risalire nei sondaggi. “È terribile essere al secondo posto”. Rem Rieder, su Usa Today, scrive che Carson e Trump fin qui si erano comportati come se avessero un patto di non aggressione. Ma ora il magnate dell’immobiliare “si è tolto i guanti” e l’ex neuro-chirurgo nero dai modi educati s’è adeguato: c’è attesa per vedere come i due, che saranno al centro dello schieramento, si affronteranno nel dibattito tv.
Intanto Jeb Bush continua a volare basso (addirittura dietro a Marco Rubio). A soccorrerlo è sceso in campo il fratello. L’ex presidente, George W. e Jeb hanno parlato davanti a una platea di sostenitori e finanziatori. Un intervento di 45 minuti in cui il fratello definisce il candidato repubblicano un “avversario forte”, un ponte con gli elettori latini: “Sa come gestire un’amministrazione. Ritengo che gli americani si chiederanno chi ha l’esperienza necessaria per essere presidente?”.
Hillary Clinton, intanto, continua a considerare Bush l’avversario più temibile. I più stretti consiglieri dell’ex first lady seguono con attenzione, e preoccupazione, le mosse del terzo Bush in lizza per la Casa Bianca. Leggendo il memo inviato dal manager della campagna, Robby Mook, ai principali sostenitori di Clinton, come rivela il sito Politico, pare che gli ultimi mesi della campagna per le primarie repubblicane – con l’ascesa travolgente di Trump, seguita dall’exploit di Carson – quasi non siano mai esistiti. L’unico candidato repubblicano che viene nominato nell’analisi, che fa il punto allo stato attuale della conta dei super delegati necessari ad ottenere le nomination, è Jeb Bush, paragonando la macchina elettorale e finanziaria messa insieme da Clinton con quella dell’esponente della dinastia Bush, che quindi, nonostante le difficoltà del momento, sembra essere considerato l’unico candidato temibile. A meno che in Iowa e poi nel New Hampshire prenda così pochi voti da azzerare del tutto le proprie chance.