Republican Presidential candidates speak at the Christians United For Israel SummitGeorge Pataki, ex governatore dello Stato di New York (dal 1995 al 2006), abbandona la corsa per le primarie del partito repubblicano. L’ha annunciato lui stesso in un video messagio pubblicato sui suoi account Facebook e Twitter e trasmesso in tv in New Hampshire, Iowa e South Carolina, i primi stati dove si voterà per la nomination Gop. “Mentre questa è la sera della fine del mio viaggio per la Casa Bianca, dato che sospendo la mia campagna per la presidenza, sono fiducioso nel fatto che potremo eleggere la persona giusta”.

Perché si è ritirato? Come per gli altri candidati che, prima di lui, hanno fatto un passo indietro, il 70enne Pataki non è mai riuscito a fare breccia nell’elettorato, risultando sempre agli ultimi posti nei sondaggi. E proprio per questo non si è quasi mai potuto accomodareaccanto agli altri candidati nei dibattiti presidenziali trasmessi in diretta tv. Ma ci sono anche problemi di soldi: Pataki ha fallito la raccolta fondi e non può permettersi di andare oltre nella campagna elettorale, senza intaccare il proprio patrimonio personale.

Pataki è il quinto candidato a lasciare la corsa repubblicana, dopo l’ex governatore del Texas Rick Perry, il governatore del Wisconsin Scott Walker, il governatore della Louisiana Bobby Jindal e il senatore Lindsey Graham.

Di origini ungheresi, irlandesi e italiane (il nonno di sua mamma era nato in Calabria), figlio di un fattorino, Pataki vinse una borsa di studio ed entrò alla prestigiosa università di Yale, dove studiò legge e iniziò a interessarsi di politica, diventando uno dei leader del movimento conservatore dell’ateneo. Avvocato specializzato in diritto tributario, iniziò la sua carriera politica a 36 anni, quando fu eletto sindaco di Peekskill (24mila abitanti), la sua città natale. Confermato quattro anni dopo, si dimise per fare il salto nell’assemblea statale dello stato di New York, dove fu confermato per tre volte. Nel 1992 si presentò alle primarie per un seggio senatoriale e le vinse, riuscendo poi a conquistare il seggio. Due anni dopo, nel 1994, sfidò il governatore democratico Mario Cuomo, considerato imbattibile. E vinse. La prima cosa che fece fu reintrodurre la pena di morte, anche se nessuno venne mai condannato durante i suoi mandati. Nel 1998 e nel 2002 fu rieletto governatore (l’ultima volta sconfisse il figlio di Mario Cuomo, Andrew). I suoi anni di governo furono contraddistinti da numerosi tagli alle imposte e la riduzione della spesa pubblica, un grande “classico” per i repubblicani.

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