Perché Trump sta zitto?
L’hanno accusato di parlare troppo, a volte a sproposito. Ed ora paradossalmente qualcuno si sorprende dei suoi silenzi. Quasi che Donald Trump voglia tagliare i ponti con il passato e dimostrare che in fondo lui è diverso. Come scrive il Washington Post, il tycoon si è rinchiuso nella sua Trump Tower durante la settimana, e il golf resort in New Jersey nel weekend, senza rilasciare alcun messaggio alla stampa, salvo qualche frasettina strappata al volo dai giornalisti che ormai da settimane assediano i due edifici. Gli stessi annunci (molto attesi) delle nomine sono stati affidati ai portavoce o a scarni comunicati. Ma cosa sta succedendo? Dal suo staff sottolineano che non c’è alcun arroccamento e che Trump ha solo bisogno di concentrarsi al meglio per mettere insieme la squadra di governo. E fin qui nulla di strano. Ci mancherebbe.
“Dalle elezioni, l’obiettivo unico del presidente eletto è stato formare l’amministrazione e preparare un’ordinata transizione di poteri a gennaio”, ha detto il portavoce Jason Miller, vantando il fatto che Trump è molto più avanti nel processo delle nomine di quanto lo fossero i suoi predecessori a meno di due settimane dalla vittoria.
Trump oggi riceve i manager dei cinque principali network tv americani: Abc, Nbc, Cbs, Cnn e Fox News. L’incontro è fissato nella Trump Tower di Manhattan. Simili riunioni sono state organizzate in passato anche dal presidente Obama e altri rappresentanti dell’amministrazione americana. Trump, dal giorno dell’elezione, lo scorso 8 novembre, non ha tenuto alcuna conferenza stampa. Si è limitato a rilasciare un’intervista a tutto campo alla Cbs (guarda).
Douglas Brinkley, studioso esperto in storia dei presidenti (Rice University), è convinto che il comportamento di Trump non sia affatto strano. Vuole solo dimostrare a tutti che intende “fare a modo suo”, evitando “di interagire con la stampa e l’opinione pubblica”. Il professore prosegue osservando che “forse Trump vuole evitare domande scomode o proteste, o è stanco, o sono stanchi i suoi speechwriter, ma la cosa è che non spiega al pubblico chi sono questi uomini che sta scegliendo e perché li ritiene giusti per questi incarichi”.
Non sorprendono le critiche del Washington Post, che mai è stato tenero nei confronti di Trump. Il presidente eletto sta lavorando sotto traccia, senza troppi proclami, limando la squadra di governo e tenendo conto delle diverse anime che convivono nella destra americana, con qualche concessione (inevitabile) all’ala moderata del Gop (ha persino incontrato l’ex nemico Mitt Romney, che potrebbe anche avere un ruolo di peso nella squadra di governo). Trump avrà tempo e modo per parlare. Vedremo se continuerà a stupire con le frasi a effetto oppure cambierà registro, preferendo parlare coi fatti. Avremo il tempo per scoprirlo. Il silenzio di questi giorni non deve stupire. La musica dovrà cambiare, giocoforza, dal prossimo 20 gennaio.