comey_trumpC’è allarme tra i repubblicani per l’uscita del libro di James Comey, ex direttore dell’Fbi licenziato in tronco da Trump nel maggio 2017. Predisposta una task force per screditarlo. Tra le varie inziative c’è anche un nomignolo che gli è stato affibbiato, “Lyin’ Comey” (Comey il bugiardo), che presumibilmente verrà usato sui social con tanto di hashtag. E pensare che Comey è stato un elettore repubblicano. Poi però è arrivata la rottura  col presidente e tutto ciò che ne è seguito. Ora il Grand Old Party teme che il ritorno sulla scena di Comey, con la scusa del libro da promuovere, possa causare non pochi danni in vista delle elezioni di Midterm in programma a novembre. E così è stata predisposta una strategia per rispondere colpo su colpo ad ogni possibile minaccia. A partire da domenica, quando l’emittente tv Abc manderà in onda l’intervista che George Stephanoupoulos ha fatto a Comey. Da un’anticipazione trapela che l’ex capo della Cia ha paragonato Trump a “un boss della mafia” che chiede fedeltà assoluta e che mente su tutto.

Nel libro, che uscirà martedì prossimo, Comey scrive che il presidente vive in “un bozzolo di realtà alternativa” nel quale cerca di coinvolgere gli altri. E racconta che i suoi incontri con Trump gli hanno causato “flashback della mia precedente esperienza di pubblico ministero contro la mafia”, “il cerchio silenzioso di assenso, il completo controllo del boss, i giuramenti di lealtà, la visione del mondo noi contro di loro, le menzogne su ogni cosa al servizio di un codice di lealtà che mette l’organizzazione al di sopra della morale e della verità”.

Comey_libroComey prosegue precisando che, in maniera congenita, Trump non ha idea della differenza tra giusto e sbagliato: “Questo presidente non ha morale, non è legato né alla verità né ai valori istituzionali”, come riporta il New York Times. “La sua leadership è basata sulla transazione, sull’ego e sulla lealtà personale”.

Trecento pagine, intitolato “A higher loyalty: truth, lies and leadership”, il libro di Comey crea già scompiglio prima dell’uscita. E Trump passa subito al contrattacco, sferrando una risposta al fulmicotone. Ovviamente tramite Twitter. “Comey è un bugiardo comprovato” e autore di fughe di notizie, “dovrebbe essere perseguito legalmente” per aver divulgato informazioni coperte da riserbo. “Praticamente ogni persona a Washington pensava che dovesse essere silurato per il pessimo lavoro che aveva fatto fino a quando, di fatto, lo è stato. Ha fatto trapelare informazioni classificate, cosa per cui dovrebbe essere giudicato. Ha mentito al Congresso sotto giuramento”. E prosegue definendo Comey una “palla di ‘slime’ (palla da schiacciare, di materiale viscido, ndr) debole e falsa” e che “come il tempo ha dimostrato era un pessimo direttore del Fbi”. “La sua gestione del caso riguardante la disonesta Hillary Clinton e gli eventi ad esso correlati verranno ricordati come uno dei più grandi pasticci della storia. È stato un grande onore per me – conclude il presidente – licenziare James Comey”.

 

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