Lo zio pazzo che ritwitta…
Per alcuni è già un’eroina, per altri invece ha dimostrato di non essere una giornalista seria, che fa domande, ma solo un’agit-prop di bassa categoria. Stiamo parlando di Savannah Guthrie, la conduttrice della Nbc che il 15 ottobre, in prima serata, ha intervistato Donald Trump (in contemporanea sulla Abc andava in onda un’intervista a Joe Biden). Guthrie ha messo alle strette il presidente, incalzandolo sul contrasto alla pandemia, il rifiuto di rilasciare le dichiarazioni dei redditi, le promesse di migliorare il sistema sanitario. Quando lui rispondeva lei lo correggeva quasi sempre. A qualcuno l’intervistatrice è piaciuta da morire, altri invece sono rimasti disgustati da tanta acrimonia.
La giornalista, di origine australiana, quando Trump ha detto di non sapere nulla del gruppo complottista QAnon, gli ha risposto: “Lei lo conosce”. La replica non si è fatta attendere: “Denuncio i suprematisti e questa gente di sinistra che brucia le nostre città”. Ma messo alle strette ha insistito: “Non ne so nulla. So che sono contro la pedofilia, che la combattono con fermezza. Ma non ne so nulla”. Il duello è andato avanti e quando il presidente ha spiegato di essersi limitato a retwittare alcuni post che aveva visto sui social network, Guthrie ha replicato: “Non capisco, lei è il presidente, non lo zio pazzo che ritwitta tutto quello che gli capita”. Indispettito Trump ha risposto: “Mi dica lei allora, perdiamo tutto il programma su questo, continui a farmi queste domande…”.
Che cos’è QAnon
Nata nel 2017 è è una teoria del complotto secondo cui esisterebbe una trama segreta, organizzata dal cosiddetto Deep State (l’insieme dei poteri forti) contro il presidente Trump. L’idea di fondo è che esista un’elite internazionale, legata ai Democratici, che adora Satana, rapisce i bambini, abusa di loro, portando avanti trame sotterranee mirate a condizionare la politica in ogni angolo del pianeta (ovviamente c’è anche Soros dietro le quinte). Accanto a questa durissima battaglia tra il bene e il male ruoterebbero numerose teorie: ad esempio quella che gli incendi della costa occidentale americana siano stati causati dagli esponenti di Black Lives Matter; quella che Obama sia nato al di fuori degli Stati Uniti e quindi non avesse uno dei requisiti fondamentali per fare il presidente. Un’altra teoria sostiene invece che i vaccini non siano un salvavita per i bambini.
Lo staff di Trump: moderatrice sconfitta
Un portavoce della campagna di Trump ha detto che il presidente ha “sconfitto” la moderatrice del town hall della notte, Savannah Guthrie, deridendo la giornalista come “surrogato” della campagna del democratico Joe Biden. Il direttore delle comunicazioni della campagna Tim Murtaugh ha anche affermato che il presidente “ha gestito magistralmente gli attacchi di Guthrie e ha interagito in modo caloroso ed efficace con gli elettori nella stanza”.
In attesa dell’ultimo dibattito
Prima del 3 novembre c’è un ultimo appuntamento con i due candidati chiamati a rispondere alle domande dei giornalisti. È in programma il 22 ottobre alla Belmont University di Nashville (Tennessee). A moderare il confronto sarà Kristen Welker, giornalista della Nbc e corrispondente dalla Casa Bianca. Ci auguriamo che possa essere un dibattito interessante, acceso ma corretto. Gli Stati Uniti se lo meritano.