“È il 6 gennaio 2021. Mi sono alzato presto e sono uscito di corsa. Sapevo di avere tante cose da fare, ma ignoravo l’appuntamento con la Storia. Per la prima volta dall’approvazione della Dichiarazione d’Indipendenza, avvenuta nel lontano 1776, un gruppo di cittadini americani dà l’assalto al palazzo del Congresso. All’interno senatori e deputati sono riuniti per certificare l’elezione del nuovo presidente, Joe Biden. I sostenitori di quello uscente, Donald Trump, irrompono nel palazzo per contestare il risultato elettorale. Nei giorni precedenti, alcuni senatori e deputati del partito repubblicano hanno promosso una risoluzione per contestare l’operato dei Grandi Elettori, ovvero i delegati che compongono il collegio elettorale che elegge il presidente, ipotizzando brogli nelle elezioni presidenziali e lanciando accuse infamanti…”.

È un assaggio del libro “L’Assedio” di Antonio Di Bella (Rai Libri), in vendita dal 12 febbraio. Il corrispondente Rai dagli Stati Uniti racconta ciò che ha visto in presa diretta, a Washington Dc, lo scorso 6 gennaio. Stiamo parlando, ovviamente, dell’irruzione al Congresso americano mentre era riunito, in seduta comune, per la certificazione dei risultati elettorali.

Di Bella parte del discorso di Trump, prima che la manifestazione di protesta si spostasse verso il Campidoglio. “Ripenso ai dettagli che ho colto poco prima, scrutando la folla assiepata intorno al palco. Ripenso alle bandiere che ho visto sventolare. Oltre alla bandiera confederata, i manifestanti impugnavano anche la Gadsden flag, il vessillo giallo con al centro un serpente a sonagli e la scritta Don’t tread on me (“non calpestarmi”) che, dopo la Guerra d’Indipendenza, è diventata simbolo di libertà. C’erano anche le bandiere della destra estrema americana e della destra alternativa, quelle del movimento delle milizie Three Percenters, il “Tre per cento”, che si considera difensore del popolo americano contro la tirannia del governo. Sventolavano persino i vessilli del Kraken, la gigantesca creatura marina del folklore scandinavo che, trasformata in meme, circola nei gruppi che credono al “furto elettorale” ipotizzato da Trump”. Insomma, le icone e i tatuaggi che ho visto sulle braccia di quelli che passeranno tra poco alla cronaca come gli invasori del Campidoglio affondano le proprie radici molto indietro nel tempo, nella tradizione medievale tedesca…”. 

“Qualcuno, tra i partecipanti al comizio, indossava anche la maglietta con la scritta Arbeit macht frei (“il lavoro rende liberi”), la stessa che campeggiava sopra il cancello del campo di concentramento di Auschwitz. Ho visto persino maglie con l’acronimo 6MWE, 6 Million Wasn’t Enough (“6 milioni non sono stati abbastanza”), un chiaro riferimento allo sterminio degli ebrei…”

“In mezzo a tutto questo pittoresco e inquietante raduno – prosegue Di Bella – c’è un particolare che più di altri mi lascia senza fiato. È una scritta che leggo sulla maglietta di un corpulento individuo dalla pettinatura simile a quella di Trump: MAGA Civil War January 6, 2021. Non è l’unico a sfoggiare uno slogan simile, compare anche sulle camicie prestampate di altri tre manifestanti che urlano: «Make America great again!»”.

Non possiamo e non vogliamo aggiungere oltre. Chi lo desidera potrà procurarsi il libro e leggerlo, facendosi un’idea. Sui fatti del 6 gennaio si sono dette e scritte tante cose e ci sono moltissimi video che circolano in Rete. C’è anche chi parla di infiltrati di estrema sinistra e di strane macchinazioni organizzate ad arte. Su ciò che è accaduto è bene leggere il più possibile e sfuggire alle prese di posizione preconcette. Questo è l’unico suggerimento che ci permettiamo di dare ai nostri lettori. Leggete il libro di Di Bella, quindi, e gli altri che saranno pubblicati sull’argomento.

 

 

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