Nikki Haley e Trump
Mi ero già occupato di Nikki Haley nel gennaio 2016, quando l’allora governatrice della South Carolina tenne il contro discorso sullo stato dell’Unione per il Partito Repubblicano. Poi ne avevo scritto nell’ottobre 2017, quando al Palazzo di Vetro come rappresentante degli Stati Uniti, aveva convinto Trump a strappare con l’Iran sull’accordo nucleare. Nata in una famiglia di indo americani Sikh nel 1972, Haley vanta un’esperienza politica di assoluto rilievo: membro della Camera dei rappresentanti della South Carolina dal 2005 al 2011, governatrice dal 2011 al 2017, rappresentante permanente alle Nazioni Unite dal gennaio 2017 al dicembre 2018, quando si è dimessa (si parlò di forti dissapori, mai confermati, col presidente), restando in buoni rapporti con Trump e con sua figlia Ivanka.
In un’intervista a Politico, che la definisce una dei possibili candidati alle presidenziali del 2024, Haley si sofferma sui fatti del 6 gennaio prendendo le distanze dall’ex presidente Trump: “Dobbiamo riconoscere che ci ha deluso, ha preso una strada che non doveva prendere e sulla quale non dovevamo seguirlo. Non avremmo dovuto ascoltarlo e non possiamo permettere che questo accada di nuovo”. L’ex governatrice della South Carolina dice di non aver parlato con l’ex presidente dopo il 6 gennaio ed esprime la condanna per il suo comportamento, in particolare nei confronti del vice presidente Mike Pence: “Se vi dicono che sono arrabbiata è un understatement (minimizzazione, ndr), sono così delusa soprattutto perché ha fatto una cosa del genere a Pence con il quale era legato da amicizia e lealtà. Sono disgustata”. Haley ritiene tuttavia che l’impeachment “sia una perdita di tempo”. Questo perché la maggioranza dei senatori repubblicani è ancora con Trump e voterà per la sua assoluzione.
Haley più di una volta aveva descritto Trump come “il mio presidente, ma anche un amico”. Non può essere accusata di odio né tantomeno di tradimento. A dicembre commentando le accuse dei brogli nelle elezioni presidenziali Haley dichiarò: “Comprendo il presidente, comprendo che veramente, nel profondo, pensa di aver subito un torto, non lo sta inventando”.
Che farà “da grande” Nikki Haley? Si metterà in moto per scalare posizioni nel Gop? E se lo farà sposerà la linea di chi vuole chiudere definitivamente l’esperienza Trump, prendendone le distanze, oppure deciderà di soprassedere per evitare ritorsioni e sabotaggi? Per chi aspiri a un ruolo politico importante, in seno al Partito repubblicano, criticare l’ex presidente è sensato o è preferibile glissare? Come altri esponenti del Gop Haley ha avuto, negli anni, un rapporto ondivago con Trump: inizialmente si era opposta con forza alla sua candidatura (ma con le primarie una scelta di campo era inevitabile). Haley poi si era poi avvicinata al tycoon e, quando questi aveva conquistato la Casa Bianca, era divenuta il volto internazionale del nuovo presidente come ambasciatrice alle Nazioni Unite. Incarico da cui si era dimessa, a sorpresa, nell’ottobre del 2018.
Chi guarda al futuro del Gop il 3 novembre si sarebbe aspettato questo: o che Trump ottenesse un secondo mandato, fissando quindi una fine temporale certa alla sua vita politica (2024), oppure che venisse sconfitto in modo netto chiudendo anzitempo la sua carriera. È finita in modo diverso, come sappiamo, con il risultato in bilico fino all’ultimo, la contestazione in alcuni stati chiave e le gravi accuse di brogli. Poi i fatti del 6 gennaio e il secondo impeachment. Piaccia o no il peso di Trump continua ad essere forte nel Partito Repubblicano. Anche per le scelte future dei suoi esponenti, al di là di cosa vorrà davvero fare lui.
Foto: in alto The Atlantic/Reuters. In basso: Cnn/Afp