La Grande Mela sarà guidata da uno “sceriffo”. A contendersi la poltrona di sindaco di New York alla prossime elezioni saranno infatti Eric Adams (foto in alto), ex poliziotto, poi senatore dello stato di New York e presidente del municipio di Brooklyn, che ha appena vinto le primarie democratiche battendo 12 candidati, e Curtis Sliwa (foto sotto) per i repubblicani, conduttore radiofonico, famoso per aver fondato i Guardian Angels, i volontari che pattugliano la città fornendo aiuto a chi ha bisogno, cercando di proteggere i cittadini dalla criminalità. Ed è proprio su questo tasto, la lotta senza quartiere alla criminalità, su cui vuole battere Sliwa: “So di cosa parlo, sono 42 anni che la combatto, andando per strada con i miei angeli”. Certo, New York non è nemmeno lontana parente di quella cupa e violenta degli anni Settanta, ma gli ultimi anni hanno fatto registrare un significativo peggioramento sul piano della sicurezza.

Secondo i sondaggi Adams è favorito, visto che il baricentro della città è spostato a sinistra, ma possono sempre esservi sorprese. Sliwa punta sulla delusione dei democratici per la discutibile “cura Di Blasio“. Ma sa che non sarà una passeggiata e che il tema sicurezza verrà cavalcato anche dall’ex poliziotto Adams: “Se avesse vinto Maya Wiley – spiega Sliwa – che voleva togliere le armi agli agenti, il compito per me sarebbe stato più facile. Con Adams vedremo”.

Stando alle posizioni politiche degli ultimi anni Adams non è un politico che fa della coerenza il proprio marchio di fabbrica. Da democratico passò ai repubblicani, salvo poi tornare a sinistra. Un tema su cui invece le sue posizioni destano qualche perplessità è il modo di affrontare la criminalità: fermamente contrario ai metodi spicci di repressione del crimine, basati sui controlli preventivi sui cittadini afroamericani (stop and frisk), che tante polemiche hanno suscitato per le accuse di discriminazione razziale, Adams si è poi convinto della necessità di usare il pugno di ferro contro il crimine. Favorevole ai matrimoni gay ben prima che venissero disciplinati dalle leggi degli stati, di recente ha affermato che i nuovi residenti di New York potevano tornarsene a casa loro, in Ohio e Iowa, sentenziando che “New York appartiene a chi l’ha costruita”. Opinioni forti, espresse col gusto di stupire e senza troppa attenzione alla mediazione. Se serve, tanto, si può sempre cambiare idea.

Secondo un’analisi del voto espresso nelle primarie dem Adams ha avuto più voti degli altri candidati in tutti i distretti, tranne quello centrale di Manhattan, con consensi elevati tra gli ispanici e gli afroamericani non benestanti, ma anche i bianchi moderati. Base elettorale, questa, profondamente diversa da quella che fece vincere per due volte Bill de Blasio, sostenuto dall’ala più radicale del partito. Se vincerà le elezioni, in programma il prossimo 2 novembre, Adams sarà il secondo sindaco afroamericano di New York, dopo David Dinkins (1990-1993).

Alle primarie democratiche hanno partecipato 945mila cittadini. Adams ha vinto con uno scarto di circa 8mila voti su Kathryn Garcia. Sul fronte repubblicano, invece, la corsa è stata molto meno partecipata: hanno votato circa 60mila cittadini, con il 68% che ha puntato su Sliwa.

 

 

Foto: Lapresse

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